Esperienze didattiche e raccolta di video, documentari, disegni, articoli di giornale, realizzati a scuola
Visualizzazione post con etichetta Dante 701 testo narrativo o poetico D. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Dante 701 testo narrativo o poetico D. Mostra tutti i post

venerdì 25 marzo 2022

Fiorella. IC A. Manzi

 Al cuor non si comanda

di Fiorella

 

Nel 2022 il canto V dell’Inferno può finalmente essere dichiarato “Canto dell’amore”, grazie all’amore di Paolo e Francesca, un amore talmente grande da superare l’ostacolo della morte.

E’ proprio questa la notizia che sta spopolando su tutti i giornali nazionali.

Dante, nonostante si fosse commosso per il triste destino di questi due giovani, non li aveva perdonati, non gli aveva dato la possibilità di purificarsi e li aveva messi nell’Inferno perché adulteri. Per questo motivo Francesca, dopo 700 anni, ha deciso che fosse arrivato il momento di chiedere la redenzione e lo ha fatto attraverso l’avvocatessa Pacelli, nota avvocatessa dall’animo gentile, che con la sua arringa è riuscita a convincere Minosse e Lucifero dell’errore di valutazione di Dante: Dante pensava all'Inferno come a un luogo in cui il peccatore sceglieva deliberatamente il proprio peccato e non riusciva a pentirsi. Nel caso di Paolo e Francesca, però, i ragazzi non avevano scelto deliberatamente l'adulterio; quello di Francesca è stato un dolce cadere nell'amore per Paolo, una questione di incontinenza e una debolezza di volontà.

L’avvocatessa è riuscita a dimostrare infatti che il marito l'avesse uccisa nel momento dell'adulterio non consentendole di pentirsi e per questo è stata condannata all’Inferno.

Dopo la sentenza Francesca ha dichiarato “Al cuor non si comanda!”

Da oggi dunque, Paolo e Francesca, potranno stare in Paradiso in serenità, quella che a loro è mancata e li ha resi vittime del loro sentimento irrazionale trascinando i due amanti alla perdizione. Francesca è appassionata, ma rappresenta la donna la cui unica preoccupazione è per l'uomo che ama, non la sua anima immortale. Aveva trovato la sua unica felicità e, poi la sua miseria, nell'amore di Paolo. Il suo amore ora è il suo Paradiso.

Congratulazioni da tutto lo staff della redazione.

 

Flavio. IC A. Manzi

            Il matrimonio di Francesca


di Flavio


Alla fine del racconto di  Francesca, ''Caddi come corpo morto cade''...

Quando rinvenni mi ritrovai in uno strano posto, che nulla aveva a che fare con l'oscurità degli inferi.

Iniziai a guardarmi intorno per capire dove mi trovassi e soprattutto dove fossero finiti gli altri.

Nelle immediate vicinanze non c'era anima viva, ma non c'erano neanche le anime dannate!

Dove mi trovavo dunque? E soprattutto, come ci ero finito? Non era la selva oscura, non era un posto che riconoscevo. Così mi alzai in piedi per cercare di capirci qualcosa;

Il paesaggio che mi circondava aveva un'aria famigliare ma contemporaneamente era un luogo a me sconosciuto.  Una sensazione davvero strana...Il sole era alto nel cielo e di fronte a me si presentava un immenso prato verde pieno di fiori, coloratissimi e profumatissimi. Forse mi trovo davvero in Paradiso!

Iniziai a camminare in cerca della mia guida,Virgilio, sparito con tutti gli altri.

Attraversai quella grandissima distesa di fiori rimanendo inebriato da profumi e colori, finchè  i miei occhi non raggiunsero in lontananza una collinetta, al di sopra della quale mi sembrava di scorgere qualcuno. Erano ancora lontani ma capii che finalmente il mio cammino aveva  un senso. Affrettai il passo per raggiungerli e man mano che mi avvicinavo, avvertivo sempre più vicino, musica e canti come se ci fosse una festa, e cammina cammina, giunsi in un luogo magico quasi fatato,pieno di persone vestite a festa che ballavano e cantavano in cerchio invocando l'amore eterno.

Mi avvicinai a loro e finalmente trovai nella folla,anche lui a festeggiare, il mio maestro Virgilio e con sommo stupore  gli chiesi come mai fossero lì e che cosa li ''movesse''; e lui a me: ''Figliolo,qui si festeggia il matrimonio di Paolo e Francesca! 

Come mai ci hai messo così tanto ad arrivare? Per fortuna non hai perso molto, tra poco ci sarà il banchetto''. 

E fece per indicarmi una fila lunghissima di tavolini imbanditi e pieni di  gente ed ogni ben di Dio. Intanto, una bellissima giovane mi corre incontro e mi abbraccia: è la sposa! E' Francesca! 

Aveva un aspetto totalmente diverso da quello che ricordavo del girone infernale ed era finalmente felice. Il suo viso'' parea'' di porcellana, i suoi capelli erano vaporosi ed i  suoi boccoli biondi, ricordavano quelli di Lucifero prima che diventasse il Diavolo; Indossava un vestito color avorio con ricami d'oro e d'argento ed ai piedi indossava dei sandali di cuoio  come quelli di Afrodite. Mi prese per mano con la sua leggiadria e mi invitò a sedere vicino a lei per festeggiare. 

Ero tanto felice quanto esausto, e dopo il primo bicchiere di vino mi sentii  mancare. Quando mi ripresi, ero di nuovo nel girone dei lussuriosi ad ascoltare con il cuore triste e pietoso, il racconto di Francesca... 


Matteo. IC A. Manzi

 Viaggio all'Inferno

di Matteo


Mi trovavo nel letto, in preda al panico e alla confusione, mentre sognavo di vedere Dante e Virgilio a braccetto camminare davanti a me. Eravamo in un luogo cupo e buio, e sentivo urla provenire dappertutto. I due poeti erano entrati in questo luogo buio tramite una porta e scorsi una scritta posizionata sopra alla soglia ”lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”. Quella scritta mi fece rabbrividire, ma con essa capii di trovarmi all’ Inferno della Divina Commedia. Dante e Virgilio proseguivano il loro cammino verso un fiume, l’Acheronte, e scorsi una barchetta di legno. Quest’ultima portava con sé molte anime e con loro vidi una creatura, non umana: era Caronte. Mi nascosi dietro una roccia in lontananza, ma riuscivo a vedere Dante e Virgilio parlare con Caronte. Aspettai che finissero la loro discussione e vidi la barca di Caronte allontanarsi. Le anime continuarono a piangere e a lamentarsi e le loro urla erano strazianti. Continuai a seguire i due poeti e ci fermammo di fronte ad un vortice d’aria. Riconobbi quel luogo e capii che di lì a poco Dante avrebbe parlato con Paolo e Francesca, le due anime innamorate che non si lasceranno mai. A quel punto mi nascosi e riuscii ad ascoltare il racconto di Francesca, che raccontava commossa del suo amore per Paolo, e di quanto fosse indignata del modo in cui le è stato tolto. Quando Dante finì di parlare con la fanciulla aspettai che i due poeti se ne andassero per continuare poi a seguirli. Il viaggio era lungo e spaventoso, e arrivammo in un luogo pieno di fiamme simili a lingue ardenti. Dante stava per parlare con Ulisse. Mi allontanai per non essere scoperto. Ulisse parlava di come fosse finito il suo viaggio, e alcune delle sue parole mi colpirono:” considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. Capii ciò che il viaggiatore intendeva con quelle parole e ne rimasi affascinato. Continuammo il nostro spaventoso viaggio quando ci fermammo di fronte a una scena orribile: il conte Ugolino mangiava la testa all’arcivescovo Ruggeri. Non riuscivo a guardare, perciò mi limitai ad allontanarmi. Il conte Ugolino raccontava a Dante della sua orrenda morte per fame insieme ai suoi figli. Il conte parlava e piangeva allo stesso tempo. La storia era commovente e trattenni le lacrime per non farmi sgamare. Dopo esserci allontanati da Ugolino arrivammo all’ultima tappa: Lucifero. Davanti a noi c’era un vero e proprio gigante: aveva tre teste, una più brutta dell’altra. Non trovai una cosa bella in lui. Tremavo dalla paura, quando mi accorsi che Lucifero mi stava guardando. Ero terrorizzato e non riuscivo a muovermi. Il gigante si avvicinava sempre di più, fino al punto che non vidi più nulla. Mi ero svegliato.


Giacomo. IC A. Manzi

 di Giacomo


Nel  tenebroso  Inferno narrato da Dante, nella sua fantastica opera “La Divina Commedia”,  andava tutto bene, come al solito, fino a quando si viene a sapere di un omicidio. Il giorno 12/12/2012 a mezzanotte, precisamente nel cerchio dei lussuriosi, Paolo trova Francesca (la sua amante) morta. Era stata uccisa da un colpo di pistola al petto. Il sangue aveva formato una pozza a terra. Paolo sorpreso e addolorato comincia a urlare, cercando aiuto agli altri personaggi, tra cui Dante e Virgilio (l’ investigatore e il suo aiutante), e dice loro  :- Aiutatemi!- :- Che succede Paolo!- :- E’ successo qualcosa di terrificante, ho trovato Francesca morta!- :- Come morta!- :-Che le è successo!- :- Non ne ho idea, quando sono arrivato lì era già morta-.

Corsero tutti quanti dietro a Paolo per verificare quello che lui aveva appena detto era vero, e lui aveva ragione, era morta. L’ investigatore e il suo aiutante iniziarono ad indagare; avevano già in mente qualche sospettato e, non a caso, i tre sospettati, erano tre assassini: Lucifero, l’ arcivescovo Ruggieri ed il Conte Ugolino. Ma la vera domanda era perché avrebbero dovuto uccidere qualcuno che non aveva nulla a che fare con loro? Beh, la risposta era semplice, Paolo, aveva detto a Dante, che Francesca aveva avuto un litigio con i tre sospettati, perchè loro pensavano che tutti dovessero avere la stessa pena, ma giustamente a Francesca non le andava bene, perché doveva subire una pena maggiore di quella che le era stata data? Non era giusto!

Dicevamo: Dante e Virgilio iniziarono ad indagare e trovarono delle prove riguardanti Lucifero. Quando accadde l’ omicidio, Lucifero stava vagando per i cerchi dell’ Inferno con del sangue colante dalle sue labbra e sembrava contento di qualcosa. Dante chiese a Lucifero :- Potrei sapere cosa diamine ci facevi in giro a quell’ ora?- :- Stavo facendo una delle mie solite passeggiate notturne, perché non riesco a dormire facilmente, non c’è nulla di male- :- E allora perché avevi il sangue colante dal labbro?- :-Come tutti sanno, io, mangio le anime dell’ Inferno, ma vi giuro che io non ho la più pallida idea di dove potesse essere Francesca, non so come è morta. Ah ora che ricordo, ho sentito un colpo di pistola, e in seguito al colpo un urlo, che durò circa 5 secondi; dopo di che scese il silenzio più totale su questo impetuoso regno-. Dante non credette a tutte le fesserie che gli raccontava Lucifero, era sicuro che il colpevole era lui, non aveva dubbi. Infondo come ti potevi sbagliare, lui era il malvagio più temuto di tutti i tempi, dal quale proviene ogni male, il Re dell’ Inferno.

Poi toccò al Conte Ugolino a essere interpellato sull’ accaduto. Dante gli chiese :- Attraverso le telecamere, caro coinquilino, sono riuscito a vedere, che tu stavi tornando nella tua stanza circa 5 minuti dopo l’omicidio di Francesca, e non è l’unico dettaglio, perché eri anche sporco di sangue, ovunque. Mi vorresti dare una spiegazione?- :- Allora Dante, ero sporco di sangue, perché come tutti ben sanno, io rosicchio e mordo il cranio dell’ arcivescovo Ruggieri, facendolo soffrire.- :-E perché sei tornato a quell’ ora?- :- Perché stavo parlando con mia moglie, se non ci credi fattelo dire da lei-. Dante, alla risposta di Ugolino, andò dalla moglie e le disse :- Scusi per il disturbo signora. Posso entrare?- la signora gli rispose :- Ciao Dante, certo che puoi! Come mai sei qui?- :-Signora, suo marito è uno tra i sospettati riguardo l’ omicidio di Francesca. Gli ho chiesto alcune informazioni e una delle risposte, è stata che era tornato in stanza tardi, perché stava parlando con lei. E’ vero?- :- Si, si. Stavamo chiacchierando, lui non c’entra nulla in questa faccenda.- :- Grazie mille signora arrivederci!- :- E di che!-. Dante, quindi, non ebbe nessun sospetto verso il Conte Ugolino, e quindi proseguì con le indagini, anche se era sicuro che l’assassino fosse Lucifero.

L’ultimo sospettato era l’ arcivescovo Ruggieri. Dante, anche se l’ arcivescovo era un sospettato, non aveva raccolto molti indizi su di lui, sapeva solo che glielo diceva l’ istinto che potrebbe essere stato lui.

Dante aveva le idee chiare, aveva anche chiesto il parere di tutti gli altri, soprattutto al suo aiutante Virgilio. Attraverso tutti i pareri, il colpevole era Lucifero, a cui venne stabilita la condanna a morte.

Il processo di Lucifero iniziò, quando Dante però, si ricordò di un piccolo (ma in realtà il più grande indizio fra di tutti) particolare sfuggito. Si ricordò di questo foglio che stava accanto il corpo di Francesca, una pagina del libro di Lancillotto e Ginevra, che i due amanti leggevano insieme. Dante interruppe il processo di Lucifero e disse ai giudici il vero colpevole: Paolo. Prima del processo però Dante volle sapere il motivo dell’ omicidio, quindi gli chiese :- Paolo, perché lo hai fatto? Perché proprio lei?- lui all’ inizio non rispose, ma poi vide Dante stranirsi e confessò :- Ero turbato quei giorni, Francesca non si sentiva più di stare con me, e io non riuscivo a sopportare tutto ciò. Non sapevo che fare, veramente… io … mi dispiace…non…-. Non finì nemmeno di parlare che si gettò dalla finestra e morì anche lui. Da quel giorno, nessuno si permise di parlare più dell’ accaduto, se non costretti.


Giordano. IC A. Manzi

 La quarta cantica


di Giordano


L’ anno scorso, precisamente, il venticinque marzo, andai in vacanza a Firenze, per ammirare i suoi monumenti e dove visse il Sommo Poeta Dante Alighieri, per questo affittai una casa nel quartiere dantesco, vicino alla torre di Dante, la torre della castagna.

Dopo aver sistemato per bene i bagagli, mi misi a girare per le strade del quartiere; poi avvertii una leggera sete, allora decisi di recarmi in un bar per chiedere un bicchiere d’ acqua, bisbigliai i signori accanto a me e sentii parlare di una sorta di memoriale per Dante, mi avvicinai per capire meglio, gli chiesi: “Buona sera, scusate il disturbo ma non riesco a fare a meno di chiedervi di cosa stiamo mormorando!”                                                           “Buona sera, stiamo parlando della festa che daremo sta sera a casa nostra, se vuole, e’ invitato.” Mi rispose la moglie.                                                                                                                                                                     

“Molte grazie, accetto volentieri il vostro invito, ma … Dove vivete esattamente.” Risposi.                                           “Noi siamo proprietari di quella che una volta era la casa di Dante!” Rispose il marito con prontezza e vanto.         “Magnifico! Allora a questa sera!” Risposi io allegramente.

Di quella sera non ricordo più di tanto, ma solo la cosa essenziale da raccontarvi: La gente era molta e le sedute quasi al completo, allora mi mandarono a prenderne altre in soffitta, in soffitta notai un cofanetto abbastanza insolito e misteriosa, mi incuriosì, allora l’ aprii e ci trovai dei testi dentro, chiesi ai proprietari se potevo portarli casa, loro erano d’accordo. 

Il giorno dopo iniziai a leggerli e scoprii che era, probabilmente, il testo originale della Divina Commedia, però non era esattamente uguale alla Divina Commedia: nella Divina Commedia, Dante racconta di aver completato il suo viaggio verso la purificazione dei peccati, in questo testo, invece racconta di non avercela fatta e si fa presente l’ esistenza di una quarta cantica, il quale nome non viene detto.

Questa cantica, era per chiunque in vita ha avuto tanto successo, ma che non riuscisse a purificarsi; chi ci accedeva doveva prepararsi a ripetere la sua vita come animale; ogni uomo, nella sua nuova vita, era l’ animale che lo rappresentava di più caratterialmente, Dante, nel testo, viene raffigurato come la fiera che lo spaventò di più, la lonza.

Questa cantica non era suddivisa in celi, ne’ in cornici, tanto meno in gironi, ma era suddivisa in rilievi, chi aveva un carattere più duro, si trovava più in alto e nella sua prossima vita si mutava in animali più feroci e più predominanti, il contrario per chi fosse l opposto.

Come Lucifero nell’ inferno, in questa cantica c’èra Medusa, fu lei a mandare all’ inferno, vendicandosi di loro,  le tre belve, che in vita erano Atena, Poseidone e Perseo. Medusa ottenne l’ abilità di trasformare in animali, con un morso dei suoi serpenti, chi all’ entrata della cantica prosegue tutto il percorso per rinascere.