Viaggio all'Inferno
di Matteo
Mi trovavo nel letto, in preda al panico e alla confusione, mentre sognavo di vedere Dante e Virgilio a braccetto camminare davanti a me. Eravamo in un luogo cupo e buio, e sentivo urla provenire dappertutto. I due poeti erano entrati in questo luogo buio tramite una porta e scorsi una scritta posizionata sopra alla soglia ”lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”. Quella scritta mi fece rabbrividire, ma con essa capii di trovarmi all’ Inferno della Divina Commedia. Dante e Virgilio proseguivano il loro cammino verso un fiume, l’Acheronte, e scorsi una barchetta di legno. Quest’ultima portava con sé molte anime e con loro vidi una creatura, non umana: era Caronte. Mi nascosi dietro una roccia in lontananza, ma riuscivo a vedere Dante e Virgilio parlare con Caronte. Aspettai che finissero la loro discussione e vidi la barca di Caronte allontanarsi. Le anime continuarono a piangere e a lamentarsi e le loro urla erano strazianti. Continuai a seguire i due poeti e ci fermammo di fronte ad un vortice d’aria. Riconobbi quel luogo e capii che di lì a poco Dante avrebbe parlato con Paolo e Francesca, le due anime innamorate che non si lasceranno mai. A quel punto mi nascosi e riuscii ad ascoltare il racconto di Francesca, che raccontava commossa del suo amore per Paolo, e di quanto fosse indignata del modo in cui le è stato tolto. Quando Dante finì di parlare con la fanciulla aspettai che i due poeti se ne andassero per continuare poi a seguirli. Il viaggio era lungo e spaventoso, e arrivammo in un luogo pieno di fiamme simili a lingue ardenti. Dante stava per parlare con Ulisse. Mi allontanai per non essere scoperto. Ulisse parlava di come fosse finito il suo viaggio, e alcune delle sue parole mi colpirono:” considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. Capii ciò che il viaggiatore intendeva con quelle parole e ne rimasi affascinato. Continuammo il nostro spaventoso viaggio quando ci fermammo di fronte a una scena orribile: il conte Ugolino mangiava la testa all’arcivescovo Ruggeri. Non riuscivo a guardare, perciò mi limitai ad allontanarmi. Il conte Ugolino raccontava a Dante della sua orrenda morte per fame insieme ai suoi figli. Il conte parlava e piangeva allo stesso tempo. La storia era commovente e trattenni le lacrime per non farmi sgamare. Dopo esserci allontanati da Ugolino arrivammo all’ultima tappa: Lucifero. Davanti a noi c’era un vero e proprio gigante: aveva tre teste, una più brutta dell’altra. Non trovai una cosa bella in lui. Tremavo dalla paura, quando mi accorsi che Lucifero mi stava guardando. Ero terrorizzato e non riuscivo a muovermi. Il gigante si avvicinava sempre di più, fino al punto che non vidi più nulla. Mi ero svegliato.
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