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venerdì 25 marzo 2022

Ludovica. IC A. Manzi

La Divina Commedia inventata da me 
 
di Ludovica


 

Ciao! Non sapevo che il mio migliore amico fosse un protagonista di un' opera che ha fatto il giro del mondo!! Oggi scopriremo insieme la sua avventura.

Salve a tutti sono DANTE e oggi ripercorreremo il mio percorso

 

Un giorno in una notte buia e cupa mi ritrovai in un' Oceano da solo,io avevo paura degli insetti marini perciò non ero contento di ritrovarmi lì,sentivo granchi,pesci,stelle marine sotto i piedi. Proprio loro queste 3 creature marini mi cominciarono a invadere tutto il corpo fino alle spalle, io in quel momento stavo morendo fino a un certo punto scese dal cielo la persona che io ho sempre amato e stimato il mio carissimo amico Gerry Scotti, lui mi aiutò molto e cacciò via tutte le terribili creature. Io e Gerry siamo migliori amici da quando eravamo bambini, lui ora si trova nel purgatorio perché è un ottimo goloso che mangia molto. Lui mi accompagnò per tutto il viaggio dall'inferno al paradiso. Camminando,camminando mi cominciò a mostrare l inferno buio e tutto rosso con le pareti tutte sporche di sangue e grida che rimbombano in tutto l inferno c'erano molte persone che io conoscevo e anche persone false che erano miei amici.Conosco pian piano tutti i cerchi che compongono il l'inferno, ho conosciuto storie sconvolgenti ma é per questo che si trovano all'inferno, per passare al purgatorio bisognava fare un parkour in questa stradina sotto l acqua.

Siamo arrivati nel purgatorio che si trova sotto la riva dell'oceano dove si trovava Gerry Scotti, lui lo conosceva molto bene perché lui stava lì, nel purgatorio si trovavano le anime che aspettavano di pentirsi per andare molto paradiso, il purgatorio era diviso in purgatorio e antipurgatorio dove si trovano gli negligenti cioè che aspettano di pentirsi fino alla fine della loro vita. Ad accogliere Dante e Gerry fù Maria de Filippi che faceva un interrogatorio a ogni persona. Ero contento di trovarmi tra persone che non erano quelle dell inferno e che quindi erano persone buone, era un posto tranquillo anche se c'era comunque un qualche voce che aspettavano il pentimento, anch'esso era diviso in 7 cornici

 

 


Giulia. IC A. Manzi

 Un inferno magico


di Giulia

 


“E caddi come corpo morto cade”.

Mi risvegliai, avevo una sensazione strana mi sentivo diverso; aprii gli occhi, mi guardai intorno. Ero nell’Inferno, quello che io stesso avevo creato e che poco tempo prima di svenire stavo visitando. Mi spaventai, mi chiesi se ero vivo e per fortuna lo ero. Ma tutto era strano, c’erano due ragazzi davanti a me. Avevano un mantello nero e uno strano aggeggio in mano, una sorta di bastoncino di legno. Oddio! Esclamai dentro di me, una strega e uno stregone! Preso dalla paura indietreggiai fino a quando ebbi il coraggio di chiedere loro: “Chi siete voi? Che volete da me?”. Mi resi conto di non essere nel 1300 ma nel 2000! Le due anime continuavano a chiamarmi: “Harry, Harry… tutto bene?” C’era qualcosa che non capivo. Io ero Dante non Harry, e poi, che nome era Harry?.

Dissi loro: “Io sono Dante!” I due inizialmente non capirono, poi la ragazza si avvicinò a me e disse al ragazzo: “Finalmente! Eccolo, è venuto qua per aiutarci a ritrovare Harry!”, poi si rivolse a me “Ci scusi, signor Dante, l’avevamo scambiato per il nostro amico Harry. Perché, sa, al buio e con questa veste pensavamo fosse Harry che era riuscito a raggiungerci”. “Ma chi siete voi?” ribadii. Mi dissero che erano due maghi e che si chiamavano Ron ed Hermione.

Eravamo lì, alle porte; prima di entrare mi spiegarono che volevano fare un giro nell’Inferno, ma che il loro amico, Harry, preso dalla curiosità si era addentrato nell’inferno senza di loro, ed era scivolato giù, fino a Lucifero, e che proprio lui, Dante, essendo il creatore dell’inferno era l’unico che poteva aiutarli a recuperare Harry e che era stato deciso così da Silente, il preside della scuola che i due frequentavano.

Entrammo, era tutto buio, si sentivano solo il suono dell’acqua del fiume Acheronte e le grida vicine e lontane delle anime. All’improvviso i due dissero all’unisono “Lumos”. Si accese una luce. Non capii, ma poi vidi che la luce proveniva dai bastoncini che i due tenevano in mano e chiesi loro un’altra volta: “Siete degli stregoni?”. I due un po’ scocciati dalla mia domanda mi dissero: “Ma no! Signor Dante insomma… va bene che era svenuto, ma ora sta benissimo. Le abbiamo già spiegato che siamo due maghi, e quindi possiamo fare magie ed incantesimi. Facciamo parte della scuola di Hogwarts e siamo qui solo per salvare il nostro amico”.

Riconobbi subito Caronte, spiegai loro tutta la struttura dell’Inferno e che non dovevano avere paura perché a loro Caronte e il resto delle anime non avrebbero fatto niente di male. 

Parlai con Caronte, gli spiegai la situazione, e poi dissi a lui e ai due ragazzi, senza farmi sentire dalle anime che avevamo intorno, che c’era un passaggio segreto che partiva dal fiume Acheronte nei pressi del secondo cerchio e giungeva direttamente sotto il lago ghiacciato.

Ci incamminammo. Spiegai ai ragazzi la legge del contrappasso; la ragazza rimase molto colpita da quello che dissi durante il percorso e non smetteva di farmi domande, era curiosa e voleva sapere nei minimi particolari ogni cosa.

Finalmente arrivammo all’inizio del passaggio segreto; Caronte prese la barca e ci fece salire tutti, i due ragazzi erano allo stesso tempo impauriti e affascinati da questa nuova avventura.

Hermione cominciò a parlare della sua vita a più non posso, per non sentire la paura, e Caronte cominciò a lamentarsi di tutte quelle chiacchiere e disse: “non c’era un’altra ragazza, magari più silenziosa, che potesse accompagnarci in questo viaggio?” Dante e Ron scoppiarono a ridere. Ron sussurrò ad Hermione: “Non te la prendere, è solo un babbano!” A sentire quella strana parola dissi: “Di cosa state blaterando? Ci state forse prendendo in giro? Cos’è un babbano?” I due risero e ci spiegarono che un babbano è un non-mago.

Finalmente arrivammo, sopra di noi il ghiaccio, faceva freddo; i due ragazzi provarono invano a chiamare Harry, e pronunciarono di nuovo quella strana parola: “Lumos”, la punta del loro bastoncino magico si accese come era successo precedentemente. Caronte si spaventò, ma questa volta ci pensai io a spiegargli che era tutto normale. I due cominciarono a puntare il loro bastoncino di legno luminoso per far sciogliere il ghiaccio.

Quando riuscirono a creare un foro nel ghiaccio abbastanza grande da poterci passare, io e i ragazzi ci passammo dentro lasciando Caronte a controllare la barca. Andai io per primo, e li avvertii che ciò che avrebbero visto sarebbe stata una figura terribile, ma che comunque non gli avrebbe fatto niente. Uscii, uscirono anche loro, mi resi conto che non si impressionarono. Chiesi loro: “non vi impressiona questa immagine?”, i due mi dissero che avevano visto di peggio, come il basilisco. In particolare Ron disse: “è paragonabile a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, ahahah”. Sentimmo una voce: “Ancora con questa storia? Voldemort si può nominare!” I due esclamarono in coro: “Harry! Dove sei?”. Harry rispose: “Sono rimasto intrappolato in uno stretto passaggio”.

I due mi guardarono e mi chiesero con una espressione se avessi capito dove si trovava Harry. Dissi loro: “Si trova nel passaggio tra Purgatorio e Inferno. Ci vorrebbe una magia…” aggiunsi sorridendo. Ron tentò: “Leviosà” io chiesi: “Che cosa è Leviosà?” Hermione un po’sorridendo e un po’ innervosita: “È Leviosa non Leviosà”. E continuò rivolgendosi a me: “Ah Dante, Leviosa è un incantesimo che permette la levitazione.” Ad un certo punto mi chiesero di indicargli dove si trovava Harry, lo feci, e in quel momento Hermione pronunciò di nuovo l’incantesimo ed io rimasi stupito… vidi un ragazzo vestito come loro, con degli occhiali e una cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Scese, lo riportammo sulla barca, gli raccontammo tutto e per finire Harry raccontò a me tutta la sua storia, perché aveva quella saetta in fronte e come si era cacciato dentro il passaggio fra il Purgatorio e l’Inferno. Caronte non fiatò, rimase in silenzio ad ascoltare per tutto il tragitto. Arrivammo alle porte, oramai il nostro viaggio era terminato, capii quanto ero stato fortunato ad avere fatto un’esperienza come questa. Li ringraziai, mi congratulai con loro e gli augurai buona fortuna.

“E quindi uscii a riveder le stelle”.


Giulia. IC A. Manzi

 Il ritorno di Dante


di Giulia


Dante si svegliò su un terreno freddo; si trovava ancora nell'inferno. Alzandosi da terra, si ritrovò davanti il nulla, l'unica cosa che Dante vide era una luce. Man mano che Dante si avvicinava, la luce rimaneva sempre nello stesso punto. Dante continuò ad avvicinarsi ma niente, non riusciva ad avvicinarsi alla luce. Era come se si trovasse in un buco nero.

Stufato di correre, Dante sentì la necessità di parlare con Virgilio ma si rese conto che Virgilio non c'era, Dante provò a urlare il suo nome ma con scarsi risultati. Dopo un po' di minuti non vi era traccia di nessuno lì dentro ed in quel esatto momento, nella mente di Dante comparvero tante immagini mescolate tra loro e Dante ricordò.

*flashback*

Dante e Virgilio erano giunti all'ultimo cerchio dell'inferno nel quale ci viveva Lucifero, il diavolo, imprigionato nel lago ghiacciato Cocito. 

I due ospiti assistettero al pranzo di Lucifero: stava mangiando con tutta la crudeltà e felicità che aveva nel corpo Giuda, Bruto e Cassio, i traditori più grandi della storia e dalla sua bocca usciva sangue mischiato a bava; Dante e Virgilio, assistendo alla scena inquietante, avevano paura a provare a parlare con Lucifero. Dante si rivolse a Virgilio per trovare il coraggio di comunicare con Lucifero, ed appena si girò, trovò Virgilio caduto a terra tremante; Dante, spaventato, cercò di svegliare Virgilio ma cadde in un sonno profondo, nonostante fosse svenuto negli pochi secondi in cui ebbe i sensi, si sentì sollevare e portare in un posto silenzioso.

*fine flashback*

Dante pensò che Virgilio fosse stato assassinato e a quel pensiero si spaventò e senza pensarci troppo cerco una soluzione per uscire da quel posto non tanto confortevole. Dopo svariati tentativi, riuscì ad uscire facendo un buco nel terreno e, cadendo dentro, si ritrovò sulle rive del fiume Acheronte, dove tante anime dannate stavano aspettando Caronte per raggiungere l'inferno. Appena vide Caronte, si precipitò da lui chiedendogli di Virgilio. Caronte appena lo vide, sul suo viso apparve un'espressione di sorpresa e chiese subito a Dante cosa ci faceva ancora da quelle parti. Dante gli raccontò quello che aveva subito e cosa ci faceva lì, Caronte senza perdere tempo gli disse di non aver visto più Virgilio dall'ultima volta che si erano incontrati. Dante, ancora più spaventato di prima, lo ringraziò ma si accorse che quando se ne stava per andare intravide nella faccia di Caronte un blocco o meglio uno spavento, ma lasciò perdere e scese al secondo cerchio dell'inferno, il cerchio dei lussuriosi. Dante si fece tutto il giro del cerchio chiedendo ad alcuni dannati se avevano visto Virgilio, tra questi dannati c'erano Paolo e Francesca: alla domanda , Francesca rispose di non averlo visto mentre Paolo era molto silenzioso e guardava sempre in basso per non incrociare gli occhi di Dante. Dante ci fece caso ma non ci diede molto peso, ringraziò Paolo e Francesco e continuò il suo cammino alla ricerca di Virgilio.

Dante mano a mano che scendeva chiedeva in giro se si era sentita voce di Virgilio, ma tutti negarono e Dante si sentiva sempre di più vuoto, senza un'anima anne se l'anima l'aveva molto bene; senza Virgilio Dante si sentiva come quando un figlio perde il padre e sperava tanto di ritrovarlo al più presto.

Dante raggiunse l'ottava bolgia dell'ottavo cerchio dei fraudolenti: i consiglieri fraudolenti. Intravide un viso conosciuto, Ulisse, racchiuso in una fiamma con accanto Diomede; Dante corse verso di loro e chiese se avessero visto o sentito Virgilio. Ulisse rispose sorridente e malinconico di non aver visto Virgilio e Diomede annuisce in silenzio. Dante annuisce e ringraziandoli se ne va continuando a chiedere in giro di Virgilio. Esausto di camminare senza meta, decise di fermarsi su una specie di panchina fatta di pietra posta in un angolo; Dante si sedette e penso a quante cose avrebbe raccontato in questo momento a Virgilio sulla sua scomparsa, mentre Dante si immerse nei suoi pensieri, sentì qualcosa di leggero e liscio toccargli la mano. Non sembrava un tocco d'una mano ma qualcosa di molto più leggero;  Dante scostò la testa e vide un pezzo di carta giallastro posato sulle sue dita. Prese in mano il pezzo di carta e lesse cosa c'era scritto sopra:

" C P U "

Dante non capì il perché di quelle lettere incise su quel pezzo di carta e cerco di ragionare sulle cose successe. Dopo circa due ore Dante comprese: quelle lettere corrispondevano a tre nomi: Caronte, Paolo e Ulisse. A quella affermazione capì perché alla domanda riguardante Virgilio, Caronte e Paolo si erano impauriti, erano colpevoli. Ma perchè Ulisse? Quando gli chiese di Virgilio ebbe un'espressione di malinconia, pena. Non sembrava colpevole. Dante decise di addormentarsi e ci avrebbe pensato l'indomani. 

" F-fidati Dante, f-fidati del tuo istinto. Punisci in maniera esageratamente grave i tre colpevoli per aver ucciso il tuo caro, maestro Virgilio…". 

Dante si svegliò di colpo e si accorse che era tutto sudato, dalla sua fronte colavano gocce di sudore fredde. Dante ripensò alle parole che ebbe sentito nel sogno ma non riconosceva di chi fosse la voce, ricordando bene sembrava una voce femminile e Dante non ci mise tanto a capire di chi si trattasse: di Beatrice. A quel nome, il cuore di Dante esplose di gioia che si spense subito al ricordo della scomparsa di Virgilio. Dante si fidò ciecamente delle parole di Beatrice e si arrampicò cercando di arrivare al fiume Acheronte. Arrivato con tanta fatica, Dante si mise ad aspettare Caronte. Passarono ore e ore e di Caronte non c'era traccia; decise di scendere al secondo cerchio e si avvicinò a Francesca. Appena si avvicinò alla fanciulla, si rese conto che era da sola senza Paolo che piangeva senza fermarsi ma senza fare troppo rumore. A Dante questa cosa non quadrava. Dove erano finiti Caronte e Paolo? Senza perdere tempo scese da Ulisse; arrivato cercò subito due fiamme ma, riconoscendo quella di Diomede, giunse alla conclusione che era scomparso anche lui. Dante non ci stava capendo più niente e, senza speranze, si avvicinò alla panchina di pietra. Dante cominciò a piangere amaramente fino quando non sentì delle urla provenire da un buco lontano; Dante si avvicinò e intravide dal basso Lucifero che mangiava Caronte, Paolo e Ulisse. Dante si sentiva vittorioso ma provava pena per quei tre dannati e, da questo mescolamento di emozioni, Dante sviene. Dante si svegliò sorpreso fa dove si trovava: era un luogo pieno di flora e fauna, uccelli che cinguettavano e, in mezzo a questa meraviglia, Dante intravide una persona o meglio dire una fanciulla dai capelli castani con addosso un lungo vestito bianco floreale. Stava ammirando i fiori che colorano il paesaggio e li annusava uno ad uno con un sorriso meraviglioso sul viso. Dante si accorse che quella era Beatrice e non aspettò altro a correre da lei. Beatrice appena lo vide, tolse dal suo viso il sorriso cambiandolo con paura, paura di rivelare. I due si guardarono negli occhi per circa dieci minuti e parlò Beatrice:

"Ciao Dante. Cosa ci fai da queste parti?"

"Beatrice, mia dolce e cara Beatrice. Mi sono accadute tante cose che non riesco nemmeno a spiegare" alla fine della frase, Dante iniziò a versare lacrime.

"Oh caro Dante, so quello che ti è accaduto e mi dispiace tanto. So dove si trova Virgilio ma sappi che Dio non riuscirà a perdonare quello che hai fatto, Dante."

"Beatrice cara, in un sogno mi hai detto esplicitamente chi dovevo incolpare per il tragico avvenimento a Virgilio"

"Dante, perché ti sei fidato ciecamente di quelle parole mai uscite dalla mia bocca..". "Per farti perdonare dovrai cercare di trovare Virgilio ed alla fine succedere ciò che è stato deciso da lassù" Dante a quelle parole ringrazia Beatrice e si fa portare da dei Pegasus al primo cerchio dell'inferno: il Limbo. Arrivato, notò una figura umana e si avvicinò: era Virgilio. Dante scoppiò in lacrime e si inginocchiò ai piedi di Virgilio.

"Perdonami maestro per il male che ho causato, ero perso e non ritrovavo più la mia retta via. Dimmi che posso purificarmi dal peccato maestro.."

"Oh figliolo, basta scusarti. Adesso alzati e non scoraggiarti. Hai combinato un bel guaio ma tutti sbagliano" " Io non ti odio Dante, ma dovrai tornare da Beatrice dove ti potrai purificare". A quelle parole, Dante si stampa un sorriso sul volto e saluta per l'ultima volta Virgilio e torna da Beatrice la quale lo purifica e si incamminano insieme verso il Signore Onnipotente. Arrivati, l'ultima scena che vede Dante sono le labbra di Beatrice che gli lasciano segno sulla guancia sinistra e Dante sviene.


Ludovica. IC A. Manzi

 Paolo e Francesca. 

Ultime notizie


di Ludovica


Tutto cominciò una sera di aprile. Era molto tardi e avevo appena finito di vedere un film. Mi sdraiai sul letto e mi addormentai profondamente. A un certo punto aprì gli occhi. Non capivo dove fossi. Era tutto nero. Quella non era la mia stanza! Era uno strano luogo, pauroso e misterioso. Non sapevo cosa fare. Il mio unico desiderio era di tornare a casa, ma all’improvviso venne verso di me un uomo strano, coperto da una tunica rossa e con lungo naso. Mi disse: “Nacqui a Firenze nel 1265 e per tutta la mia vita ho amato Beatrice”. Io lo interruppi stupita: “Aspetta. Tu sei Dante!? Ti ho riconosciuto. Perché sei venuto da me?” Intanto, nella mia testa, pensavo che quello sicuramente era un sogno causato dal fatto che erano diversi giorni che studiavo per la verifica sulla Divina Commedia, ma stranamente non riuscivo a svegliarmi, anche se era quello che avrei voluto. Dante mi rispose che aveva bisogno di me per arrivare in Paradiso e mi spiegò che erano diversi secoli che girovagava per l’Inferno senza trovare la strada, perché Virgilio improvvisamente era sparito. A quel punto io gli chiesi per quale motivo fosse rivolto proprio a me: “Io che c’entro? A me queste cose fanno paura. I film horror non li guardo mai e a me questa storia mi sa tanto che sta per diventarlo. Perciò ti chiedo gentilmente di chiedere a qualcun altro. Non conosci per caso un altro poeta o scrittore o magari un giornalista che possa aiutarti? Io non ho neanche finito le Medie!” Lui mi guardò meravigliato e subito mi chiese cosa fosse un giornalista e cosa fossero le Medie. Provai a spiegarglielo, ma non capiva, così mi arresi e, vedendo che lui insisteva, gli chiesi cosa avrei dovuto fare. Lui mi disse: “Aiutami ad arrivare fino alla scala del Paradiso. Dovremo prima attraversare tutto il Purgatorio. Io non posso farlo da solo. Sono troppo vecchio. Poi, una volta in Paradiso, sarà un’anima più degna ad accompagnarmi.” Sentendo queste parole, ci rimasi piuttosto male e risposi seccata: “Ma come? Mi vieni a spaventare e a disturbare, mi trascini in questo luogo stranissimo e mi dici pure che sono indegna? Sentiamo… Cosa avrei fatto per essere indegna?” A quel punto stavo per andarmene e lasciarlo lì da solo, ma in fondo mi faceva un po’ pena. Si vedeva che non ce la faceva più. Faticava persino a stare in piedi e poi subito si scusò dicendo: “Scusa, figliola. Mi sono espresso male. A volte succede anche a me. Volevo dire che tu sei ancora troppo giovane e troppo viva per entrare in Paradiso. Non è luogo per te. Lì mi sta aspettando qualcun altro. Sicuramente sarà l’anima di qualcuno che ha fatto grandi cose nella vita, e tu non ne hai ancora avuto il tempo…” Io decisi di non rispondere perché sapevo forse mi sarei pentita della mia risposta, che certo non sarebbe stata molto gentile. Così decisi di lasciar stare e gli chiesi dove dovessimo andare. 

Dante mi prese per mano ed iniziammo il nostro viaggio. Camminammo per molto tempo. Non saprei dire quanto. Mi ricordo solo che spesso mi lamentavo per la stanchezza e perché volevo tornare a casa, andare a scuola e fare la verifica per la quale avevo studiato così tanto. 

A un certo punto, stanco anche lui di tutte quelle scale e di tutti quei cerchi, disse che potevamo fermarci per riposare un po’. Ci sedemmo così su una grande pietra che affacciava verso una specie di fossa. Io avevo paura di caderci dentro e glielo dissi apertamente. Lui cercò di tranquillizzarmi, ma con scarsi risultati, finché non vedemmo due personaggi passare davanti a noi. Non si poteva capire chi fossero, anche perché tutto era avvolto da una specie di nebbia. Ma Dante li riconobbe e li guardò stupito. Poco dopo esclamò: “Ma ce ci fate qui voi due? Non stavate all’Inferno?” Fu uno dei due a rispondere e solo allora si capì che erano un uomo e una donna, piuttosto giovani. Parlò lui e disse: “Salve, Dante. E’ un piacere rivederti dopo tanto tempo. Ti dirò subito perché siamo qui. E’ stato tutto grazie a te!”. Dante sembrava non capire più nulla, ma io stavo iniziando a farmi un’idea, anche grazie a tutti i miei giorni di studio. Subito prese la parola la donna e, guardandomi, disse: “Ma Virgilio dov’è? Perché ti accompagna questa fanciulla?” Fu io a rispondere: “A dire il vero non lo so neanche io. E’ stato lui a venirmi a cercare. Ditemi piuttosto chi siete voi. Io una mezza idea ce l’ho! Ma preferisco che siate voi a dirmelo”. La donna allora continuò e disse: “Noi siamo Paolo e Francesca, i due amanti condannati all’Inferno per il loro amore proibito.” Subito la interruppi: “Conosco perfettamente la vostra storia. La studiano tutti gli studenti in tutte le scuole. E’ veramente triste. Siete famosi voi due. Ma, se questo è il Purgatorio, come avere fatto ad arrivare fino a qui? Io sapevo che l’Inferno era definitivo!” Francesca, credo anche per dare una risposta a Dante che non sembrava credere ai suoi occhi, ci spiegò tutto: “Come ha detto Paolo, è stato grazie al meraviglioso libro di Dante. Infatti, con la Divina Commedia, milioni di persone in tutto il mondo hanno conosciuto la nostra storia, che altrimenti sarebbe stata dimenticata. Si sono commossi e inteneriti per il nostro tragico amore. Hanno iniziato a pregare per noi e queste preghiere sono arrivate fino a Dio. E anche noi, in tutto questo tempo, abbiamo capito il nostro errore e ci siamo pentiti. Avremmo dovuto parlare con Gian Ciotto e spiegargli la situazione e non tradirlo in quel modo! Insomma, dopo tanto dolore, alla fine Dio ci ha dato una seconda possibilità, aprendoci le porte del Purgatorio. Dopo la giusta espiazione, un giorno anche noi arriveremo in Paradiso. Grazie, Dante. Senza di te sarebbe stato impossibile!” A quel punto, Francesca e Paolo, si allontanarono e sparirono dai nostro occhi. Dante stava quasi piangendo, ma riprendemmo il nostro cammino. 

Dopo ore, o forse giorni, di viaggio, arrivammo a destinazione, davanti la scalinata del Paradiso. Fu lì che ci salutammo. Dante mi ringraziò per quel che avevo fatto per lui e si allontanò. Io mi accorsi che più avanti c’era qualcuno che lo aspettava. Sapevo chi era. La bellissima Beatrice! Cercai di guadarla attentamente per vedere bene il suo viso, ma non ci riuscì. Una fitta nebbia e un vento improvviso avvolsero tutto. Io chiusi gli occhi per lo spavento. Li riaprì poco dopo e mi ritrovai, stanca e insonnolita, nel mio letto.


Samuele. IC A. Manzi

 di Samuele


Siamo circa nel 1300 , Dante viveva a Firenze, una città spettacolare allora , la sua vita era molto felice e spensierata, era sposato con sua moglie Beatrice  che aspettava un figlio.

Come sappiamo però la vita può riservare brutte sorprese, così successe a Dante che calò in depressione , ciò lo portò all’uso di alcool.

La moglie Beatrice dopo un po' di tempo lo lasciò , Dante si ritrovò in strada , una notte la sua cattiva compagnia lo tradì e ammazzò.

Mentre stava per morire si pentì e salì in antipurgatorio.

Beatrice la notte in cui Dante morì  partorì , il bambino lo chiamo Erick.

Quando Beatrice scoprì della morte di Dante  divennè la donna più felice sulla faccia della terra.

Dante continuava a scontare le suo pene in antipurgatorio, invece Beatrice era sempre impegnata con Erick.

Il giorno del 10 compleanno di Erick Dio avvisò Dante della situazione del figlio che frequentava le persone che avevano ammazzato Dante e che al suo dodicesimo compleanno lo avrebbero accoltellato, Dio diede la possibilità a Dante di arrivare direttamente al Paradiso solo se avrebbe aiutato suo figlio, Dante accettò.

La sera dopo entrò nel sogno di Erick spiegò la sua storia e il perché ella sua mancanza fin quando era piccolo ,nel sogno gli fece fare un giro in Purgatorio , Inferno e Paradiso ed Erick capì il significato

Il giorno dopo quando si svegliò Erick era una persona cambiata, abbandonò la cattiva compagnia e visse una vita felice.

Dante dopo quel giorno salì in paradiso, ringraziò Dio e diventò  Angelo Dante.