Esperienze didattiche e raccolta di video, documentari, disegni, articoli di giornale, realizzati a scuola

venerdì 25 marzo 2022

Ludovica. IC A. Manzi

 Paolo e Francesca. 

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di Ludovica


Tutto cominciò una sera di aprile. Era molto tardi e avevo appena finito di vedere un film. Mi sdraiai sul letto e mi addormentai profondamente. A un certo punto aprì gli occhi. Non capivo dove fossi. Era tutto nero. Quella non era la mia stanza! Era uno strano luogo, pauroso e misterioso. Non sapevo cosa fare. Il mio unico desiderio era di tornare a casa, ma all’improvviso venne verso di me un uomo strano, coperto da una tunica rossa e con lungo naso. Mi disse: “Nacqui a Firenze nel 1265 e per tutta la mia vita ho amato Beatrice”. Io lo interruppi stupita: “Aspetta. Tu sei Dante!? Ti ho riconosciuto. Perché sei venuto da me?” Intanto, nella mia testa, pensavo che quello sicuramente era un sogno causato dal fatto che erano diversi giorni che studiavo per la verifica sulla Divina Commedia, ma stranamente non riuscivo a svegliarmi, anche se era quello che avrei voluto. Dante mi rispose che aveva bisogno di me per arrivare in Paradiso e mi spiegò che erano diversi secoli che girovagava per l’Inferno senza trovare la strada, perché Virgilio improvvisamente era sparito. A quel punto io gli chiesi per quale motivo fosse rivolto proprio a me: “Io che c’entro? A me queste cose fanno paura. I film horror non li guardo mai e a me questa storia mi sa tanto che sta per diventarlo. Perciò ti chiedo gentilmente di chiedere a qualcun altro. Non conosci per caso un altro poeta o scrittore o magari un giornalista che possa aiutarti? Io non ho neanche finito le Medie!” Lui mi guardò meravigliato e subito mi chiese cosa fosse un giornalista e cosa fossero le Medie. Provai a spiegarglielo, ma non capiva, così mi arresi e, vedendo che lui insisteva, gli chiesi cosa avrei dovuto fare. Lui mi disse: “Aiutami ad arrivare fino alla scala del Paradiso. Dovremo prima attraversare tutto il Purgatorio. Io non posso farlo da solo. Sono troppo vecchio. Poi, una volta in Paradiso, sarà un’anima più degna ad accompagnarmi.” Sentendo queste parole, ci rimasi piuttosto male e risposi seccata: “Ma come? Mi vieni a spaventare e a disturbare, mi trascini in questo luogo stranissimo e mi dici pure che sono indegna? Sentiamo… Cosa avrei fatto per essere indegna?” A quel punto stavo per andarmene e lasciarlo lì da solo, ma in fondo mi faceva un po’ pena. Si vedeva che non ce la faceva più. Faticava persino a stare in piedi e poi subito si scusò dicendo: “Scusa, figliola. Mi sono espresso male. A volte succede anche a me. Volevo dire che tu sei ancora troppo giovane e troppo viva per entrare in Paradiso. Non è luogo per te. Lì mi sta aspettando qualcun altro. Sicuramente sarà l’anima di qualcuno che ha fatto grandi cose nella vita, e tu non ne hai ancora avuto il tempo…” Io decisi di non rispondere perché sapevo forse mi sarei pentita della mia risposta, che certo non sarebbe stata molto gentile. Così decisi di lasciar stare e gli chiesi dove dovessimo andare. 

Dante mi prese per mano ed iniziammo il nostro viaggio. Camminammo per molto tempo. Non saprei dire quanto. Mi ricordo solo che spesso mi lamentavo per la stanchezza e perché volevo tornare a casa, andare a scuola e fare la verifica per la quale avevo studiato così tanto. 

A un certo punto, stanco anche lui di tutte quelle scale e di tutti quei cerchi, disse che potevamo fermarci per riposare un po’. Ci sedemmo così su una grande pietra che affacciava verso una specie di fossa. Io avevo paura di caderci dentro e glielo dissi apertamente. Lui cercò di tranquillizzarmi, ma con scarsi risultati, finché non vedemmo due personaggi passare davanti a noi. Non si poteva capire chi fossero, anche perché tutto era avvolto da una specie di nebbia. Ma Dante li riconobbe e li guardò stupito. Poco dopo esclamò: “Ma ce ci fate qui voi due? Non stavate all’Inferno?” Fu uno dei due a rispondere e solo allora si capì che erano un uomo e una donna, piuttosto giovani. Parlò lui e disse: “Salve, Dante. E’ un piacere rivederti dopo tanto tempo. Ti dirò subito perché siamo qui. E’ stato tutto grazie a te!”. Dante sembrava non capire più nulla, ma io stavo iniziando a farmi un’idea, anche grazie a tutti i miei giorni di studio. Subito prese la parola la donna e, guardandomi, disse: “Ma Virgilio dov’è? Perché ti accompagna questa fanciulla?” Fu io a rispondere: “A dire il vero non lo so neanche io. E’ stato lui a venirmi a cercare. Ditemi piuttosto chi siete voi. Io una mezza idea ce l’ho! Ma preferisco che siate voi a dirmelo”. La donna allora continuò e disse: “Noi siamo Paolo e Francesca, i due amanti condannati all’Inferno per il loro amore proibito.” Subito la interruppi: “Conosco perfettamente la vostra storia. La studiano tutti gli studenti in tutte le scuole. E’ veramente triste. Siete famosi voi due. Ma, se questo è il Purgatorio, come avere fatto ad arrivare fino a qui? Io sapevo che l’Inferno era definitivo!” Francesca, credo anche per dare una risposta a Dante che non sembrava credere ai suoi occhi, ci spiegò tutto: “Come ha detto Paolo, è stato grazie al meraviglioso libro di Dante. Infatti, con la Divina Commedia, milioni di persone in tutto il mondo hanno conosciuto la nostra storia, che altrimenti sarebbe stata dimenticata. Si sono commossi e inteneriti per il nostro tragico amore. Hanno iniziato a pregare per noi e queste preghiere sono arrivate fino a Dio. E anche noi, in tutto questo tempo, abbiamo capito il nostro errore e ci siamo pentiti. Avremmo dovuto parlare con Gian Ciotto e spiegargli la situazione e non tradirlo in quel modo! Insomma, dopo tanto dolore, alla fine Dio ci ha dato una seconda possibilità, aprendoci le porte del Purgatorio. Dopo la giusta espiazione, un giorno anche noi arriveremo in Paradiso. Grazie, Dante. Senza di te sarebbe stato impossibile!” A quel punto, Francesca e Paolo, si allontanarono e sparirono dai nostro occhi. Dante stava quasi piangendo, ma riprendemmo il nostro cammino. 

Dopo ore, o forse giorni, di viaggio, arrivammo a destinazione, davanti la scalinata del Paradiso. Fu lì che ci salutammo. Dante mi ringraziò per quel che avevo fatto per lui e si allontanò. Io mi accorsi che più avanti c’era qualcuno che lo aspettava. Sapevo chi era. La bellissima Beatrice! Cercai di guadarla attentamente per vedere bene il suo viso, ma non ci riuscì. Una fitta nebbia e un vento improvviso avvolsero tutto. Io chiusi gli occhi per lo spavento. Li riaprì poco dopo e mi ritrovai, stanca e insonnolita, nel mio letto.


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