Il futuro visto da Dante
di Morgana
Le foglie del bosco addormentato scricchiolavano sotto il peso del mio corpo.
Sentivo il respiro di Virgilio, freddo, ma percepivo la sua ombra come una calda e accogliente ala protettrice, come un padre, dolce e severo al tempo stesso. Non sapevo quale fosse la nostra destinazione, ma mi rassicurava la sua sola presenza. Camminava davanti a me con un’andatura lenta, silenziosa, immortale.
Era passata la mezzanotte da tempo, la nebbia era fitta, tanto che sembrava camminassimo sulle nuvole; nel bosco gli unici suoni erano i grilli e i nostri passi, l’unica luce erano le lucciole che ci indicavano la strada come lanterne.
L’aria gelida, mi tagliava il volto e dalla mia gola non usciva un suono, come se delle mani create dal silenzio, mi tappassero la bocca.
D’un tratto cominciammo ad intravedere la fine di quell’interminabile sentiero che, fino a poco prima, sembrava impossibile da raggiungere.
La nebbia lasciò lentamente spazio ad un’enorme porta scura, come le tende al teatro che lasciano spazio ad una nuova parte della storia.
La voce roca di Virgilio mi fece sobbalzare, quasi quanto le sue parole: “Attraversandomi si va alla città dolorante, attraversandomi si va nell’eterno dolore, attraversandomi si va tra le anime dei dannati. Dio fu mosso dalla giustizia, il padre, il figlio e lo spirito santo mi crearono. Prima della mia creazione, esistevano solamente cose eterne, e io duro eternamente.” Stava leggendo un cartello dello stesso colore dell’enorme porta e che si confondeva tra le sue assi. L’ultima frase mi fece tremare il sangue: “Lasciate ogni speranza, voi che entrate”.
Guardai Virgilio come un bambino spaventato dal buio, aspettando parole confortanti. Lui percepì le mie paure meglio di me stesso e mi rispose calmo: “Qui conviene abbandonare ogni timore, siamo arrivati nel luogo di cui ti avevo parlato, in cui vedrai gente soffrire, gli spiriti dannati che hanno perso Dio”. Deglutii e aprii cautamente la porta, chiusi gli occhi, non sapevo se fossi riuscito a riaprirli una volta dentro. Virgilio mi spostò le mani dal volto. Ed io vidi, sentii.
L’aria era pesante, sentivo un odore dolciastro entrare nelle narici, vedevo donne, uomini, esseri umani trattati come animali, udivo urla, lamenti, sospiri, pianti, grida in lingue molto diverse tra loro.
La porta enorme da cui eravamo entrati era scomparsa e ci trovammo al centro di un’enorme caverna che non aveva soffitto, ciò nonostante il cielo non si vedeva.
I miei occhi guardarono, videro uomini trascinati da venti, senza sosta; videro gente affogare nel fango putrido; videro donne trascinare massi grossi come montagne; videro gente bruciata viva da piogge di fuoco, i miei occhi soffrirono e sperarono di diventare ciechi tanto era l’orrore di quella vista.
Camminavo muto, ma in fondo non c’era bisogno che pronunciassi nessuna parola, sarebbe stata inutile. Guardavo, non facevo molta attenzione a dove mettevo i piedi, in fondo perché avrei dovuto? Inciampai, caddi così forte che mi sentii svenire e come nei film mi sembrò che la vita mi passasse davanti.
Mai potrò dimenticare quello che mi successe quel giorno, come una cicatrice mi lasciò un segno indelebile per tutta la vita. Non mi fermai a quel momento, ma vidi anche le cose che sarebbero potute succedere in futuro. Vidi il futuro anche dopo la mia morte, vidi i cambiamenti, le rivoluzioni, le guerre, le innovazioni, per certi versi belle, per altri brutte, vidi che nel futuro si sarebbero create le “discriminazioni”, una parola nuova per me. Vidi che nel futuro la gente si sarebbe spinta oltre la terra, sarebbe arrivata sulla luna e poi anche oltre. Poi però vidi che avremmo abbandonato il nostro pianeta, lo avremmo distrutto, e utilizzato tutti i materiali possibili per andare alla ricerca di un pianeta nuovo, ma senza possibilità di vita. Vidi che la terra non avrebbe avuto nemmeno il bisogno di distruggerci, perché ci saremmo annientati da soli, per le nostre diversità.
Vidi che nel futuro il denaro sarebbe diventato più importante delle vite umane e che a nessuno sarebbe importato della morte di bambini, che in fondo sarebbero stati gli unici senza alcuna colpa, perché nati troppo tardi per vivere bene e troppo tardi per fare qualcosa. Io vidi il futuro: pensavo fosse una cosa da ammirare e da ringraziare, ma mi sbagliavo.
Mi svegliai, Virgilio mi chiamò ed io lo seguii, ma quell’episodio perseguitò la mia mente per tutto il resto della vita, avrei voluto fare qualcosa per il futuro, ma come? In un primo momento pensavo di dover, una volta tornato nel mio mondo, provare a cambiare le cose, pensai che non era giusto lasciare un mondo in frantumi ai nostri discendenti. Anche al costo della mia stessa vita avrei dovuto aiutarli.
Mi resi conto che forse non avrei potuto fare nulla, mi avrebbero creduto? Mi diedi la risposta da solo: “No, penserebbero che io sia pazzo.”
Seguendo il filo della mia mente, via via più affusolato e complicato, raggiunsi la conclusione che non avrei potuto fare assolutamente nulla. Avrei continuato la mia esistenza senza riuscire a fare nulla per il futuro dopo la mia morte.
Non sapevo che nel futuro la gente, consapevole di una catastrofe, avrebbe potuto far finta di niente; non sapevo che avrebbe potuto generare guerre mondiali per sterminare un altro popolo solo per caratteristiche fisiche o per culture diverse. Ma lo scoprii.
Mai avrei immaginato che nel futuro ci si potesse scordare dell’umanità, degli esseri umani e trattarli come animali in cattività. Mai.
Perché nessuno riesce a cambiare qualcosa? Perché tutti coloro che possono cambiare le sorti del mondo diventano come loro, loro che se ne fregano delle morti in mare, loro che non pensano ai ragazzi, alle ragazze, ai bambini e alle bambine che verranno al mondo dopo di loro. Capii che se non avessero fatto in tempo sarebbe diventata una vera e propria “autoestinzione”.
Molti scoprirono e lasciarono andare il mondo, anche in un momento in cui si sarebbe potuto fare qualcosa, come se fossero un granello di sabbia in un oceano. Non capirono mai che il mondo era più piccolo di quanto pensavano, e che ogni nostra scelta e azione ha conseguenze sul nostro futuro. NOSTRO futuro.
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