Dante e Virgilio contro Caronte
di Marco
Una volta giunti davanti al fiume Acheronte, Dante e Virgilio si fermarono un attimo per aspettare che Caronte li traghettasse.
“Virgilio, ti senti pure tu osservato?”
“Certo, è normale, siamo vicini al fiume Acheronte, qui accanto a noi ci sono tutte le anime che aspettano di essere traghettate.”
“Ma io sento anche una presenza spiritica, sento che si sta avvicinando sempre di più, adesso ancora di più e...”
Dante si girò appena in tempo per parare un fendente alle spalle di Virgilio con il suo spadone d’alloro. Era uno spadone a due mani arrugginito, la spada era quasi spezzata a metà ma era risultato impossibile romperla; la parte di spada che la teneva ancora tutta unita era di quasi due centimetri e tutto lo spadone era ricoperto con foglie d’alloro. Dante lo portava sempre con sé, lo teneva dentro al suo fodero da schiena che era ricamato con squame di drago e decorato con decorazioni di foglie d’alloro.
“Grazie, Dante, anche se io sono già uno spirito e non posso essere ucciso o ferito; ma comunque sono curioso di vedere chi cercava di colpirmi, quindi combatterò pure io!”
Dette queste parole, Virgilio tirò furi dalla sua fodera vuota una spada; era una spada fantasma, cioè una spada che non poteva fare male agli umani ma soltanto ai demoni e alle altre creature fatate. Era di un bianco sporco e aveva delle sfumature di ciano chiaro, emanava delle particelle che a contatto con le creature fatate e i demoni creavano un veleno che li faceva svenire.
Appena Virgilio fece sibilare la spada estraendola dalla fodera, la stessa creatura che lo aveva attaccato prima gli passò vicino. Dante non lo poté vedere perché era troppo veloce ma Virgilio lo vide: era Caronte.
A Virgilio sembrò di vedere che Caronte avesse un remo in mano. Si guardarono. Virgilio vide che Caronte non aveva gli occhi spenti come al solito ma illuminati da una luce celeste; era normale, Caronte faceva sempre così quando era arrabbiato, ma Virgilio intravide anche che, per una frazione di secondo, i suoi occhi erano diventati rosso sangue e tutto il suo corpo invece di essere ricoperto da un telo nero rattoppato lungo i bordi, era strappato e pieno di sangue.
Dopo quella apparizione spaventosa Caronte sparì e Virgilio restò immobile e, dopo pochi secondi, cadde a terra; la parte della sua tunica della spalla destra si spezzò e uscì del sangue. Caronte aveva ferito Virgilio.
“Come ha fatto Caronte a ferirmi? Sono uno spirito! Ma forse...? Dante ascolta, mettiti al riparo, Caronte è corrotto!”
“Cosa?”
“Vuol dire che qualcuno ha rubato la sua volontà; per fare questo incantesimo devi essere uno spirito di alto rango o un demone molto importante. Quando avviene, le forze di chi comanda e di chi è posseduto si uniscono e quindi la forza è triplicata e il posseduto diventa potentissimo.”
Dante si buttò dietro ad una pietra appena in tempo per difendersi da un’onda d’urto provocata da uno dei fendenti di Caronte.
Virgilio scomparve dal punto dov’era caduto e ricomparve dietro a Dante; Virgilio scostò subito Dante e si mise al suo posto, poi, in una frazione di secondo, si girò a pancia all’aria e si mise la spada davanti alla testa.
Virgilio rimase immobile, sembrava che si stesse sforzando, ma sopra di lui non c’era nessuno, quindi Dante si sforzò per vedere cosa lo teneva immobile. Ad un certo punto lo vide: era Caronte con un remo in mano che usava come spada, Virgilio era a terra immobile perché stava parando un suo colpo.
Caronte aveva un cappuccio che non faceva vedere bene la sua faccia, ma nell’ombra si potevano vedere due luci celesti che erano i suoi occhi, il telo che lo copriva era nero e un po' bagnato. Era così veloce che il suo vestito prendeva fuoco, ma solo per poco perché quello veniva subito spento da una macchia di acqua che poi spariva. Le sue mani erano scheletriche e bianche; Dante provò a vedere cosa c’era sotto al telo ma non vide niente, anzi quello che vide era il niente: era come se ci fossero solo le sue mani e i suoi piedi ma niente corpo.
“Dante non farti distrarre dai suoi trucchetti di magia. Lui ti fa vedere solo quello che vuole, pensa a scappare invece!”
“Ah, vedo che anche lui riesce a vedermi, davvero impressionante. Per un umano è quasi impossibile vedere uno di noi tredici demoni. Però anche se sarà bravo a vedere i demoni, non sarà bravo allo stesso modo a sconfiggerci!”
Caronte aveva una voce fredda, però il suo tono era sempre divertito come se si credesse invincibile. Allora Dante per dimostrargli che non era così si buttò su di lui gridando "Invece sì, vi sconfiggerò uno per uno e comincerò da te!”
Proprio quando Caronte stava ad un centimetro di distanza dalla lama di Dante si teletrasportò subito da un’altra parte, quindi Dante perse l’equilibrio e cadde. Caronte riapparve subito dietro a Dante che si girò e si ributtò sopra Caronte ma successe la stessa cosa: Caronte scomparve, riapparì dietro a Dante e scomparve ancora quando stava per essere colpito. Dante continuò a cercare di colpire Caronte, ma dopo la quindicesima volta ci rinunciò, fermandosi un attimo per la stanchezza. Proprio in quel momento Caronte attaccò Dante, ma lui per fortuna lo vide giusto in tempo per schivare il suo colpo, non del tutto però, perché Caronte riuscì a colpirlo di striscio sull’anca. Caronte quindi si diede la spinta su una roccia per riattaccare Dante ma, per fortuna, Virgilio spuntò dall’alto colpendo Caronte e perforandogli la pancia; i margini del buco sembravano inceneriti ma dalla sua pancia non usciva sangue.
Dopo pochi secondi però il buco si rimarginò. “Com’è possibile, ho usato il 45 per cento del mio potere e lui non si è ancora ferito?!?”
“Ancora non l’hai capito, Virgilio? Io non sono corrotto, e non sto usando neanche tutto il mio potere. Noi tredici demoni abbiamo un compito qui nell’Inferno, quello di fare in modo che le anime non si ribellino, ma ultimamente si sta scatenando il caos, quindi non possiamo né far entrare, e né far uscire le anime. Quindi oggi non puoi entrare Virgilio. Quanto a te, umano, tu non puoi entrare nell’Inferno per legge, quindi sono obbligato a mandarti fuori. E poi come credi di sconfiggermi? Non sai che solo i demoni possono uccidere i demoni?”
“Ma allora perché scomparivi ogni volta che ti attaccavo? Tanto non ti avrei fatto male anche infilzandoti.”
“Sbagliato, prima che Virgilio mi interrompesse io ti stavo per uccidere ma essendo uno spirito non posso colpirti, quindi mi stavo caricando per diventare per poco tempo un umano. Però per questa trasformazione si deve usare molta energia e poi riposare per ricaricare i poteri, quindi questo discorso mi è servito a ricaricare le energie. Se mi aveste colpito mentre stavo parlando avreste potuto uccidermi ma non l’avete fatto, quindi... buon per me.”
Quando Caronte ebbe finito di parlare, lui e Virgilio rimasero immobili e si guardarono; dopo pochi secondi a Dante sembrò di non vederli più, in realtà loro si erano mossi ad una velocità così grande che lui vide solo la fine di quello che era realmente accaduto.
Caronte e Virgilio saltarono in aria allo stesso tempo. Per confondere Virgilio, Caronte creò della nebbia nera ma lui riuscì comunque a vederlo e a tirargli un colpo. Si sentì un “tin”.
Virgilio aveva colpito Caronte, ma con un attacco particolare: lo aveva fatto svenire. Caronte fece un sogno strano: il capo dei demoni, Lucifero, gli ordinava di non attaccare più Dante e Virgilio. Così facendo Virgilio e Dante erano al sicuro perché tutti dovevano rispettare gli ordini di Lucifero. Chi non lo avesse fatto sarebbe stato mangiato.
Virgilio lo aveva risparmiato perché erano amici sin da quando lui era morto. Virgilio stava per prendere la barca di Caronte per andare sull’altra sponda con Dante, quando Caronte sparì; Virgilio aveva notato che poco prima di sparire i suoi occhi si erano aperti e la luce da celeste era diventata rossa, questo lo fece di nuovo rabbrividire.
Era appena finita una battaglia, ma appena incominciata una guerra.
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