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venerdì 25 marzo 2022

Marco. IC Via Anagni

Dante e Virgilio contro Caronte 

di Marco

Una volta giunti davanti al fiume Acheronte, Dante e Virgilio si fermarono un attimo per  aspettare che Caronte li traghettasse.  

“Virgilio, ti senti pure tu osservato?” 

“Certo, è normale, siamo vicini al fiume Acheronte, qui accanto a noi ci sono tutte le anime  che aspettano di essere traghettate.” 

“Ma io sento anche una presenza spiritica, sento che si sta avvicinando sempre di più,  adesso ancora di più e...”  

Dante si girò appena in tempo per parare un fendente alle spalle di Virgilio con il suo  spadone d’alloro. Era uno spadone a due mani arrugginito, la spada era quasi spezzata a  metà ma era risultato impossibile romperla; la parte di spada che la teneva ancora tutta  unita era di quasi due centimetri e tutto lo spadone era ricoperto con foglie d’alloro. Dante  lo portava sempre con sé, lo teneva dentro al suo fodero da schiena che era ricamato con  squame di drago e decorato con decorazioni di foglie d’alloro. 

“Grazie, Dante, anche se io sono già uno spirito e non posso essere ucciso o ferito; ma  comunque sono curioso di vedere chi cercava di colpirmi, quindi combatterò pure io!” 

Dette queste parole, Virgilio tirò furi dalla sua fodera vuota una spada; era una spada  fantasma, cioè una spada che non poteva fare male agli umani ma soltanto ai demoni e alle  altre creature fatate. Era di un bianco sporco e aveva delle sfumature di ciano chiaro,  emanava delle particelle che a contatto con le creature fatate e i demoni creavano un veleno  che li faceva svenire. 

Appena Virgilio fece sibilare la spada estraendola dalla fodera, la stessa creatura che lo  aveva attaccato prima gli passò vicino. Dante non lo poté vedere perché era troppo veloce  ma Virgilio lo vide: era Caronte.  

A Virgilio sembrò di vedere che Caronte avesse un remo in mano. Si guardarono. Virgilio  vide che Caronte non aveva gli occhi spenti come al solito ma illuminati da una luce celeste;  era normale, Caronte faceva sempre così quando era arrabbiato, ma Virgilio intravide anche  che, per una frazione di secondo, i suoi occhi erano diventati rosso sangue e tutto il suo  corpo invece di essere ricoperto da un telo nero rattoppato lungo i bordi, era strappato e  pieno di sangue. 

Dopo quella apparizione spaventosa Caronte sparì e Virgilio restò immobile e, dopo pochi  secondi, cadde a terra; la parte della sua tunica della spalla destra si spezzò e uscì del sangue.  Caronte aveva ferito Virgilio.  

“Come ha fatto Caronte a ferirmi? Sono uno spirito! Ma forse...? Dante ascolta, mettiti al  riparo, Caronte è corrotto!”  

“Cosa?”

“Vuol dire che qualcuno ha rubato la sua volontà; per fare questo incantesimo devi essere  uno spirito di alto rango o un demone molto importante. Quando avviene, le forze di chi  comanda e di chi è posseduto si uniscono e quindi la forza è triplicata e il posseduto diventa  potentissimo.” 

Dante si buttò dietro ad una pietra appena in tempo per difendersi da un’onda d’urto  provocata da uno dei fendenti di Caronte. 

Virgilio scomparve dal punto dov’era caduto e ricomparve dietro a Dante; Virgilio scostò  subito Dante e si mise al suo posto, poi, in una frazione di secondo, si girò a pancia all’aria  e si mise la spada davanti alla testa. 

Virgilio rimase immobile, sembrava che si stesse sforzando, ma sopra di lui non c’era  nessuno, quindi Dante si sforzò per vedere cosa lo teneva immobile. Ad un certo punto lo  vide: era Caronte con un remo in mano che usava come spada, Virgilio era a terra immobile  perché stava parando un suo colpo. 

Caronte aveva un cappuccio che non faceva vedere bene la sua faccia, ma nell’ombra si  potevano vedere due luci celesti che erano i suoi occhi, il telo che lo copriva era nero e un  po' bagnato. Era così veloce che il suo vestito prendeva fuoco, ma solo per poco perché  quello veniva subito spento da una macchia di acqua che poi spariva. Le sue mani erano  scheletriche e bianche; Dante provò a vedere cosa c’era sotto al telo ma non vide niente,  anzi quello che vide era il niente: era come se ci fossero solo le sue mani e i suoi piedi ma  niente corpo. 

“Dante non farti distrarre dai suoi trucchetti di magia. Lui ti fa vedere solo quello che vuole,  pensa a scappare invece!”  

“Ah, vedo che anche lui riesce a vedermi, davvero impressionante. Per un umano è quasi  impossibile vedere uno di noi tredici demoni. Però anche se sarà bravo a vedere i demoni,  non sarà bravo allo stesso modo a sconfiggerci!” 

Caronte aveva una voce fredda, però il suo tono era sempre divertito come se si credesse  invincibile. Allora Dante per dimostrargli che non era così si buttò su di lui gridando  "Invece sì, vi sconfiggerò uno per uno e comincerò da te!” 

Proprio quando Caronte stava ad un centimetro di distanza dalla lama di Dante si  teletrasportò subito da un’altra parte, quindi Dante perse l’equilibrio e cadde. Caronte  riapparve subito dietro a Dante che si girò e si ributtò sopra Caronte ma successe la stessa  cosa: Caronte scomparve, riapparì dietro a Dante e scomparve ancora quando stava per  essere colpito. Dante continuò a cercare di colpire Caronte, ma dopo la quindicesima volta  ci rinunciò, fermandosi un attimo per la stanchezza. Proprio in quel momento Caronte  attaccò Dante, ma lui per fortuna lo vide giusto in tempo per schivare il suo colpo, non del  tutto però, perché Caronte riuscì a colpirlo di striscio sull’anca. Caronte quindi si diede la  spinta su una roccia per riattaccare Dante ma, per fortuna, Virgilio spuntò dall’alto  colpendo Caronte e perforandogli la pancia; i margini del buco sembravano inceneriti ma  dalla sua pancia non usciva sangue.  

Dopo pochi secondi però il buco si rimarginò. “Com’è possibile, ho usato il 45 per cento  del mio potere e lui non si è ancora ferito?!?”

“Ancora non l’hai capito, Virgilio? Io non sono corrotto, e non sto usando neanche tutto  il mio potere. Noi tredici demoni abbiamo un compito qui nell’Inferno, quello di fare in  modo che le anime non si ribellino, ma ultimamente si sta scatenando il caos, quindi non  possiamo né far entrare, e né far uscire le anime. Quindi oggi non puoi entrare Virgilio.  Quanto a te, umano, tu non puoi entrare nell’Inferno per legge, quindi sono obbligato a  mandarti fuori. E poi come credi di sconfiggermi? Non sai che solo i demoni possono  uccidere i demoni?” 

“Ma allora perché scomparivi ogni volta che ti attaccavo? Tanto non ti avrei fatto male  anche infilzandoti.”  

“Sbagliato, prima che Virgilio mi interrompesse io ti stavo per uccidere ma essendo uno  spirito non posso colpirti, quindi mi stavo caricando per diventare per poco tempo un  umano. Però per questa trasformazione si deve usare molta energia e poi riposare per  ricaricare i poteri, quindi questo discorso mi è servito a ricaricare le energie. Se mi aveste  colpito mentre stavo parlando avreste potuto uccidermi ma non l’avete fatto, quindi... buon  per me.”  

Quando Caronte ebbe finito di parlare, lui e Virgilio rimasero immobili e si guardarono;  dopo pochi secondi a Dante sembrò di non vederli più, in realtà loro si erano mossi ad una  velocità così grande che lui vide solo la fine di quello che era realmente accaduto. 

Caronte e Virgilio saltarono in aria allo stesso tempo. Per confondere Virgilio, Caronte creò  della nebbia nera ma lui riuscì comunque a vederlo e a tirargli un colpo. Si sentì un “tin”

Virgilio aveva colpito Caronte, ma con un attacco particolare: lo aveva fatto svenire.  Caronte fece un sogno strano: il capo dei demoni, Lucifero, gli ordinava di non attaccare  più Dante e Virgilio. Così facendo Virgilio e Dante erano al sicuro perché tutti dovevano  rispettare gli ordini di Lucifero. Chi non lo avesse fatto sarebbe stato mangiato.  

Virgilio lo aveva risparmiato perché erano amici sin da quando lui era morto. Virgilio stava  per prendere la barca di Caronte per andare sull’altra sponda con Dante, quando Caronte  sparì; Virgilio aveva notato che poco prima di sparire i suoi occhi si erano aperti e la luce  da celeste era diventata rossa, questo lo fece di nuovo rabbrividire. 

Era appena finita una battaglia, ma appena incominciata una guerra.


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