CARONTE
Tutti noi siamo abituati a leggere la Divina Commedia raccontata dalla voce del suo autore. Ma abbiamo mai pensato al fatto che anche le varie figure di rilievo presentate da Dante potessero avere un loro pensiero? Un loro punto di vista? Per esempio, Caronte descritto semplicemente come un orribile vecchio barbuto con il solo compito di traghettare anime, potrà mai aver avuto dei suoi pensieri? A me piace immaginare di si e quindi, ho deciso di immaginare l’inferno di Dante, visto da un insolito ed improbabile Caronte…
Le rive del fiume Acheronte sono la cosa più orrenda che si possa vedere in tutta la propria vita: masse di anime accalcate e impaurite che aspettano solamente di salire sulla mia barca per andare incontro al proprio destino. Anime ammassate che urlano e si disperano, senza aver ancora capito il perché siano lì, senza aver ancora preso coscienza dei loro peccati commessi in vita. Sono costretto a stare qui per l’eternità a fare il traghettatore di anime.
Già da questo si può capire che, essere il loro “traghettatore” non è una meta a cui ambire, ma questo è… ognuno di noi ha riservato per sé un disegno divino, dal quale non ci è concesso scappare né tantomeno scegliere.
Ogni giorno mi trovo a trasportare numerosissime anime di qua e di là dal fiume… carico, lascio e torno per il nuovo carico, sentendo urlare e piangere, c’è chi tenta la fuga… ma sappiamo tutti che è inutile… chi si tuffa in acqua cercando di salvarsi, e poi ci sono io, costretto a ripescarle, a gridare loro la verità “Non sperate più di vedere il cielo, io vi porto sull’altra riva, nella notte eterna, nel fuoco e nel gelo”
Ciò, come ripeto, non mi lusinga, avrei preferito mille volte stare in un posto meno oscuro, dove sofferenza e disperazione non esistevano, o comunque, non erano le uniche emozioni esistenti, ma questo è ciò che mi è stato affidato e a lungo andare mi sono abituato ad essere così, come sono visto, un malvagio e spietato vecchio… ma non sono così, lo sono diventato! Sfido chiunque a riuscire a restare “umano” quando si vive in un posto così… quando le uniche “persone” che si incontrano, non sono più persone ma anime dannate. Si arriva ad un punto in cui non ci si domanda più cosa sia giusto o sbagliato, non ci si domanda più chi siano stati veramente in vita quegli spiriti, sono anime, semplicemente anime che, chissà perché o per chi, hanno smarrito la retta via e si trovano nel loro ultimo e disperato viaggio di non ritorno.
Spesso, all’inizio, mi sono domandato chi fossi io per poter trasportare queste anime, chi fossi io per poter togliere loro anche la possibilità di scappare… magari qualcuna, anche se tardi, aveva compreso il male fatto, poteva cercare un riscatto, ma poi ho trovato sempre la risposta nel famoso disegno divino… evidentemente loro non sarebbero mai cambiati, non avrebbero mai capito ed io, demone dell’antica mitologia greca, non avrei avuto modo e ragione di essere.
Ecco qui, il mio modo di pensare a Caronte, il mio lato positivo del male. Un pensiero impossibile per un personaggio fantastico che però forse, così descritto, può dare la speranza che sempre e comunque in ognuno di noi esiste il bene, la fortuna e l’abilità è saperlo coltivare.
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