LA COMMEDIA AI NOSTRI TEMPI
“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura” ……ma così oscura che ad un certo punto ho sbattuto la testa contro un grosso ramo ed ho perso i sensi.
Quando mi sono risvegliato, con un grosso bernoccolo sul capo, intorno a me, oltre a non esserci più la selva e tanto meno l’oscurità, c’era una confusione pazzesca.
Gente vestita con strani abiti che camminava velocemente, buffi marchingegni montati sopra a due o quattro ruote sfrecciavano da tutte le parti e soprattutto ogni genere di rumore.
Incuriosito, ma anche molto spaventato, mi sono diretto verso un rassicurante signore che con una bandierina in mano, guidava un numeroso gruppo di ometti dagli occhi a mandorla e la pelle vagamente gialla, “Miserere signore”, gli ho detto salutandolo, “credo proprio di essermi smarrito”.
“E allora hai trovato proprio la persona giusta” mi ha risposto sorridendomi, “mi chiamo Virgilio e sono una guida turistica, per soli 10 euro posso riaccompagnarti al tuo albergo”.
Ma io non dovevo andare in nessun albergo, ma solo tornare a casa dalla mia Beatrice che sicuramente era già preoccupata per la mia assenza, visto che a quell’ora di solito ero già rincasato per la cena, ma soprattutto non avevo idea di quale moneta si trattasse quella che mi aveva chiesto in cambio per aiutarmi, io in tasca avevo giusto qualche fiorino.
Vedendomi in difficoltà e di molto perplesso, Virgilio ha tirato fuori di tasca uno strano apparecchio e mi ha detto “Allora facciamo così, dammi il tuo numero di casa così telefono e mi faccio dire l’indirizzo”.
“Telefonare? Che cosa intendi?”, ero sempre più confuso, mi sembrava di vivere un brutto sogno.
“Insomma”, ha detto la guida, “avrai almeno un indirizzo di posta elettronica, un account Facebook o Instragram?”
“Al momento ho solo un gran mal di capo” gli ho risposto cominciando a pensare che si stesse facendo burla di me.
“Ho capito, evidentemente hai perso la memoria!” ha detto Virgilio “a questo punto cerchiamo almeno di non perdere la metropolitana” e così dicendo, dopo aver salutato con un inchino la sua rumorosa comitiva, mi ha preso per il braccio e condotto verso una vetrata sopra alla quale era scritto Metro Linea I.
“A proposito, non mi hai detto come ti chiami” ha detto Virgilio girandosi verso di me. Questo lo ricordavo “Mi chiamo Dante, piacere” gli ho risposto.
“Tanto per cambiare la scala mobile è rotta, ci tocca scendere a piedi” ha detto sbuffando Virgilio, poi abbiamo cominciato a scendere una lunghissima scalinata a chiocciola, e scendevamo, scendevamo, gli scalini non finivano mai sembrava quasi che dovessimo arrivare al centro della Terra.
Non potete immaginare la gente che abbiamo incontrato là sotto, c’era una scolaresca, coppie di fidanzati (una in particolare mi è rimasta impressa perché oltre a tenersi teneramente per mano apparivano molto felici e soprattutto avevano, pur non conoscendoci, una gran voglia di parlarci di loro, ci hanno detto di chiamarsi Paolo e Francesca e che stavano andando a prendersi un gelato in Centro), persone che dicevano parolacce perché erano in ritardo, altre che mangiavano dolci o focacce, un altro ci ha chiesto un euro per fare il biglietto e poi c’era chi litigava con qualcuno perché correndo l’aveva spinto, insomma un vero…… inferno.
Siamo poi arrivati davanti ad una sbarra di metallo, dove un signore dalla barba e i capelli bianchi e lo sguardo malvagio ci ha fermati dicendo che dovevamo pagare i biglietti per il viaggio.
“Abbiamo l’abbonamento” gli ha risposto Virgilio, poi facendomi l’occhietto mi ha detto di saltare la sbarra e di corsa siamo saliti su un lungo veicolo metallico giusto un attimo prima che il cane del bigliettaio, dallo sguardo cattivo come lui, mi addentasse la caviglia.
Con uno scossone il veicolo si è messo in movimento ed ha cominciato una lunga salita, dai finestrini il paesaggio era bello con alberi e fiori.
Virgilio, nonostante la grande calca, era riuscito a trovarsi anche un posto a sedere, almeno fin quando una vecchietta brutta e maleducata gli ha detto di lasciargli il posto e quando il mio amico ha fatto finta di non sentirla lei gli ha dato una borsata in testa, “Siediti arpia” ha detto a quel punto Virgilio alzandosi.
“A proposito di borse amico mio” ha detto poi Virgilio “tieni ben stretta la sacchetta con le tue monete, qui sotto è pieno di ladri”.
Finalmente, la metropolitana è arrivata in cima alla montagna e siamo scesi, Virgilio ha chiesto ad una gentilissima e pia signora dove si trovasse il Comune e lei oltre a fornirci l’indicazione, ci ha augurato anche buon viaggio.
“Allora caro Dante” ha detto Virgilio “adesso andiamo all’ufficio anagrafe del Comune, dove sapranno sicuramente aiutarci a trovare il tuo indirizzo di casa, prima però, considerato l’orario, direi di fermarci a quel McDonald’s a mangiarci un bell’hamburger con le patatine”.
Di fronte al mio sguardo perplesso, Virgilio ha cominciato a perdere la pazienza “Insomma, non ricordi l’indirizzo di casa, non ricordi dove stavi andando, adesso non dirmi che non ti piacciono nemmeno gli hamburger!”.
“Sinceramente…” gli ho risposto un po' intimidito “…preferirei mangiare una bella zuppa di legumi con un pezzo di buon pane”.
“Zuppa?” ha detto inorridito Virgilio “ma dove pensi di essere nel 1300? Oggi si mangia veloci, la zuppa poi te la farai cucinare quando riusciremo a riportarti a casa, andiamo!”
Anche nella strana locanda dove mi aveva condotto la mia guida, la confusione non mancava, gente che con dei vassoi in mano correva da una parte all’altra, altri che camminavano curvi trasportando grosse casse di birra e dalla cucina, poi, usciva un fumo densissimo, ma devo dire che alla fine questi hamburger non erano affatto male.
“Bene, caro Dante, ora che ci siamo riempiti la pancia” ha detto Virgilio “andiamo al Comune con la speranza che qualcuno sappia aiutarci”.
Il palazzo del Comune sorgeva su un’alta collina circondato da un prato verdissimo, e per fortuna intorno a noi tutto era molto più tranquillo, ma soprattutto, come aveva pensato il mio amico
Virgilio, abbiamo trovato un gentilissimo signore che dopo avermi fatto un serie di domande e aver parlato attraverso uno strano apparecchio con un suo collega, ha saputo finalmente dirmi il mio indirizzo di casa.
A quel punto ho abbracciato forte Virgilio ringraziandolo e dicendogli che avrei sicuramente parlato di lui nel diario che avevo intenzione di scrivere appena tornato nella mia splendida Firenze su questa meravigliosa avventura, da lasciare per le “future genti”.
Nessun commento:
Posta un commento