LA PRIMISSIMA STESURA
Vi siete mai chiesti come sarebbe stata la primissima stesura della Divina Commedia se Dante l’avesse iniziata a scrivere dopo… il rifiuto di Beatrice? Bene, probabilmente no, a chi interessa? Penserete voi. Ma sono qui per raccontarvi in breve come sarebbe andata e personalmente credo sia una teoria meno noiosa degli eventi successi realmente, per cui se non avete nulla da fare vi consiglio di fermarvi a leggere.
Iniziamo dal principio: era un giorno primaverile nel lontano 1304 e il nostro Dante era a pezzi. Aveva finalmente trovato il coraggio di rivelare a Beatrice ciò che provava; quanto per lui pare così gentile e onesta quando saluta qualcuno e di quanto per lui sembrasse una creatura scesa dal cielo in terra a mostrare il miracolo e tutte quelle cose scritte in qualche sua poesia a lei dedicata. Dicevo, Dante voleva dichiarare a Beatrice l’amore che provava per lei e da quel giorno cominciò a lasciarle alcuni versi delle sue poesie sotto la sua porta. Solo che Beatrice non li notava mai. Andò avanti così per un paio di giorni, allora Dante, con la mente offuscata dallo sconforto, scrisse versi di poesia in maniera confusa, mettendo insieme parole dal significato ambiguo che potevano significare tutto e il contrario di tutto... Questa volta era deciso che gliel’avrebbe fatta avere ad ogni costo ed andò di persona di fronte casa sua per consegnarle la pergamena. Bussò alla porta, Beatrice si affacciò e la scena andò più o meno così:
-Mia angelica Beatrice, vi prego, leggete attentamente queste parole da me ideate appositamente per voi- disse Dante con tono deciso ed emozionato. Beatrice rimase in silenzio, ma tolse delicatamente la pergamena dalle mani tremolanti di Dante. La aprì senza difficoltà. Mentre i suoi occhi scorrevano da destra a sinistra per leggere attentamente ciò che Dante aveva scritto, quest’ultimo la osservava impaziente. Ad un tratto gli occhi di Beatrice si fermarono, segno che aveva terminato la lettura, e Dante ebbe un piccolo sussulto. Ci fu qualche secondo di silenzio, nel quale Beatrice aveva abbassato gli occhi lentamente. Dante continuava ad osservarla; non capiva cosa le stesse capitando, se la sua poesia le era piaciuta oppure no. A quel punto Beatrice emise un gemito e, senza guardare negli occhi Dante, come se fosse troppo disgustata per farlo, entrò in casa e chiuse la porta alle sue spalle, lasciando Dante allibito. Cosa le era capitato? Raccolse la pergamena che Beatrice aveva lasciato cadere prima di chiudersi in casa e si mise a rileggerla. Non riusciva a crederci. Non poteva essere. Solo in quel momento si accorse che le sue parole potevano essere lette in modo sbagliato! La povera Beatrice evidentemente le aveva fraintese, trasformando l’amore di Dante in un messaggio assai distante da quello che voleva essere… Ecco perché ci era rimasta male, capì Dante. Volle rimediare al suo errore immediatamente; bussò molteplici volte alla porta di Beatrice nell’attesa di spiegarle l’accaduto ma non ci riuscì. Allora provò a gridarle dalla strada:
-Beatrice cara, quelle parole non erano rivolte alla tua persona! Erroneamente ho trascritto sulla pergamena dei versi facilmente fraintendibili che se letti male non rappresentano in realtà i miei sentimenti nei tuoi confronti. Ti prego di perdonarmi, sono stato uno sciocco maldestro!- urlò Dante, per far sì che Beatrice udisse le sue parole. Anche se ella udì le implorazioni di Dante, di perdonarlo non ne volle sapere.
La scena a questo punto si sposta su un’altra via dove possiamo osservare un triste Dante che si avvia verso un’osteria dopo essere appena stato rifiutato dalla donna amata. Purtroppo sappiamo che il nostro Dante è un’amante della bella vita, per cui immaginiamocelo dopo un rifiuto per due o tre ore in un’osteria mentre ritorna sulla via di casa. Si sedette (dopo qualche disastroso tentativo) alla scrivania ed iniziò a scrivere una “rivisitazione” un po’ astratta della vera e propria “Divina Commedia”. Ve ne riporterò solo qualche punto disastroso e distante rispetto alla sua Commedia originale, perché non possiate annoiarvi più di tanto.
Vi porto, ad esempio, alla parte di quella che dovrebbe essere la scena in cui Dante parla con Paolo e Francesca. Questa volta Dante non si trova all’inferno per visitarlo, vi si trova perché secondo lui ha commesso un peccato: riscrisse la scena di Paolo e Francesca, solo che al posto di Paolo c’è Dante e di Francesca Beatrice... entrambi meritavano e non meritavano di trovarsi lì per lui. La scena, rispetto a quella originale, è come invertita: Paolo rincorre Francesca implorandole perdono e lei non vuole saperne. In quel momento nella sua mente c’era solo Beatrice offuscata dalle bevande alcoliche di cui si era servito.
Mentre scriveva, piano piano riprendeva i sensi. Dimenticandosi di essersi già inserito nella sua opera, si inserì nuovamente nei canti dedicati al purgatorio, sulla via del pentimento per aver inserito la sua amata Beatrice nell’inferno. Man mano che saliva e il suo animo si purificava, diminuiva la sua rabbia e il suo risentimento nei confronti di Beatrice. La primissima stesura de “La Divina Commedia” (se così si può chiamare) terminò come l’opera nota a tutti noi; Beatrice che giace nella Candida Rosa e Dante, finalmente purificato da ogni animo tormentato, si gode i suoi ultimi attimi in paradiso. Dante andò a dormire, senza sapere che l’indomani si sarebbe risvegliato rileggendo ciò che nel momento in cui si era perso a metà della sua vita aveva abbozzato, trasformandolo in un vero e proprio capolavoro.
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