Questo video nasce dall'esigenza di creare un percorso della memoria per i miei studenti. Una spinta a riflettere, perché solo chi non dimentica può opporsi ad ogni discriminazione.
VIDEO - Giornata della Memoria
Questo video nasce dall'esigenza di creare un percorso della memoria per i miei studenti. Una spinta a riflettere, perché solo chi non dimentica può opporsi ad ogni discriminazione.
VIDEO - Giornata della Memoria
Trama: 1941 - In uno shtetl, un insediamento ebraico dell'Europa dell'Est, Shlomo, il matto del villaggio, allerta i suoi compaesani di aver avuto una visione, che nei dintorni gli ebrei sono prelevati a forza dai militari nazisti. Si riunisce così il consiglio degli anziani, considerato che nella tradizione ebraica, le visioni di uno schnorrer si debbano prendere sul serio, dal momento che questi propone di organizzare un finto treno di deportati, con il quale fuggire in massa in Palestina passando per l'Unione Sovietica.
Ci si divide i compiti tra le parti, con alcuni degli ebrei travestiti da militari nazisti - istruiti alla lingua tedesca, priva dell'accento yiddish - e altri che impersonano i deportati. Giacché i villaggi vicini iniziano a sospettare, gli abitanti anticipano la partenza su un vecchio treno, assemblato con rotabili acquistati al momento in modo da sembrare un vero convoglio nazista, con tanto di vagoni piombati e vagoni-letto per i soldati.
Presto cominciano a sorgere problemi persino all'interno della comunità, con futili battibecchi di natura religiosa ed ideologica, tra i viaggiatori perfettamente calati nella parte del prigioniero e dell'aguzzino. Sulla via incontreranno non poche difficoltà, tra autorità locali sospettose e forze militari allertate, evitando il peggio solo grazie ad eccezionali espedienti.
Quando sembrano sul punto di essere fermati da una truppa motorizzata nazista, si scopre che si tratta di una carovana di zingari, anche essi travestiti. Lo squinternato treno riesce a raggiungere il confine sovietico, e i suoi passeggeri la loro salvezza per la Palestina. Purtroppo tutta la vicenda si rivela essere solo il frutto dell'immaginazione del giovane Shlomo, che in realtà si trova in un lager a raccontare questa storia fantastica.
Fonte Wikipedia
"Ma lei, avendo la possibilità di fare qualcosa, cosa avrebbe fatto, vedendo uomini, donne e bambini massacrati senza un motivo se non l'odio e la violenza?“
"Nel 1944, quando fummo deportati a Birkenau, ero una ragazza di quattordici anni, stupita dall'orrore e dalla cattiveria. Sprofondata nella solitudine, nel freddo e nella fame. Non capivo neanche dove mi avessero portato: nessuno allora sapeva di Auschwitz."
Qui di seguito troverete il video sulla Testimone Liliana Segre, realizzato da un gruppo di ragazzi della classe terza della scuola secondaria di primo grado.
VIDEO - Liliana Segre, il Testimone
Tali leggi, furono un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari) a discapito della cosiddetta “razza” ebraica, applicate inizialmente in Germania nel 1933 ad opera del partito nazista di Adolf Hitler e in seguito emanate in Italia nel 1938 dal regime fascista di Benito Mussolini.
Un documento importante in vista della promulgazione di queste leggi, fu il Manifesto degli scienziati razzisti, pubblicato il 5 agosto del 1938 con il titolo “il Fascismo e il problemi della razza”, su “La difesa della razza” diretta da quell’anno da Telesio Interlandi.
“La difesa della razza” era una rivista razzista ed antisemita, voluta e promossa dal fascismo, che proponeva rimedi di tipo eugenetico (sterilizzazione, soppressione, castità, divieto di matrimoni misti) e segregazionista (isolamento, discriminazione) per impedire la contaminazione o l’indebolimento della “razza italica”, e forniva una giustificazione pseudoscientifica proprio di queste leggi. La rivista contribuì inoltre a creare ed a consolidare un clima di diffidenza e di avversione nei confronti degli ebrei.
Due dei volti italiani più rappresentativi della Shoah, sono sicuramente Liliana Segre e Nedo Fiano che fin da subito iniziarono la loro infaticabile attività di divulgazione della loro esperienza di sopravvissuti, partecipando a trasmissione, incontri nelle scuole, convegni, documentari e libri con lo scopo di sensibilizzare l’animo umano sulle atrocità di cui sono stati vittime, convinti che l’indifferenza sia peggiore della violenza.
La Giornata della Memoria non serve però solo a commemorare quei milioni di persone uccise crudelmente e senza nessuna pietà ormai ottant’anni fa, ma anche a ricordare che ogni giorno esistono tante piccole discriminazioni verso chi ci sembra diverso e inferiore a noi. Questo giorno ci ricorda inoltre che verso queste discriminazioni non alziamo abbastanza la voce e che spesso, per comodità o opportunismo, ci nascondiamo in quella che gli storici chiamano la zona grigia. Si tratta di una zona della mente e del comportamento, a metà tra il bianco e il nero, tra l’innocenza e la colpevolezza. In questa zona ad avere la meglio, alla fine, è l’indifferenza per chi viene isolato e non accettato.
Chi però non è rimasto in silenzio davanti al genocidio degli ebrei sono i cosiddetti “Giusti tra le Nazioni”, cioè tutti i non ebrei che si sono opposti allo sterminio salvando la vita dei perseguitati.
Simbolo di tutto ciò è “il Giardino dei Giusti”, nato a Gerusalemme nel 1962 ad opera di Mosche Bejske, ebreo polacco, salvato dalla lista di Schindler. Fino agli anni ’90 la commemorazione dei Giusti era effettuata piantando alberi di carrubo, pianta perenne e simbolo di umiltà, invece oggi, data la mancanza di spazio per le piantumazioni è stato costruito il Muro D’onore su cui vengono incisi i nomi.
Lorenzo Perrore, Gino Bartali e Giorgio Perlasca sono tre dei tanti eroi su cui io e la mia classe abbiamo focalizzato la nostra attenzione ed analisi facendo propaganda al loro operato, attraverso dei gruppi di lavoro.
Per raccontare le loro magnifiche gesta abbiamo utilizzato una tecnica in vigore nel periodo fascista: il cinegiornale.
Per rendere più piacevole e coinvolgente il lavoro da svolgere, la divisione dei gruppi di lavoro è avvenuta secondo il nostro personale interesse verso uno dei Giusti e quella dei ruoli all’interno di essi invece in base alle attitudini di ogni componente.
La realizzazione di tale lavoro è avvenuta ovviamente date le circostanze a distanza, attraverso messaggi, chiamate e videochiamate che ci hanno comunque portato ad una buona collaborazione e ad un ottimo risultato andando persino oltre le nostre aspettative. Anche se inizialmente il lavoro sembrava complicato e irrealizzabili, alla fine, grazie a questo progetto siamo riusciti a fare qualcosa di diverso, con una tecnica diversa, mai utilizzata prima, su un argomento di un certo peso “culturale” rendendolo più intrigante e piacevole.
Per concludere posso affermare inoltre che la frase che fa da cornice a questo meraviglioso quadro a cui la mia classe ha avuto l’onore di far parte è secondo me: “SE COMPRENDERE è IMPOSSIBILE, CONOSCERE è NECESSARIO" (Primo Levi)
Ginevra Di Conza 3A
Il grande campione sportivo si adoperò per salvare delle vite, ma in modo silenzioso, perché - come usava dire - "non bisogna vantarsi del bene fatto".
VIDEO - I giusti, Gino Bartali
"La sua umanità era pura e incontaminata (…).
Grazie a Lorenzo mi è accaduto di non dimenticare di essere io stesso un uomo”.
Primo Levi
Qui di seguito troverete il video sul Giusto fra le Nazioni Lorenzo Perrone, realizzato da un gruppo di ragazzi della classe terza della scuola secondaria di primo grado.
VIDEO - I Giusti, Lorenzo Perrone
Un conto è guardare e un conto è vedere, e io per troppi anni ho guardato senza voler vedere.”
Liliana ha otto anni quando, nel 1938, le leggi razziali fasciste si abbattono con violenza su di lei e sulla sua famiglia. Discriminata come “alunna di razza ebraica”, viene espulsa da scuola e a poco a poco il suo mondo si sgretola: diventa “invisibile” agli occhi delle sue amiche, è costretta a nascondersi e a fuggire fino al drammatico arresto sul confine svizzero che aprirà a lei e al suo papà i cancelli di Auschwitz.
Dal lager ritornerà sola, ragazzina orfana tra le macerie di una Milano appena uscita dalla guerra, in un Paese che non ha nessuna voglia di ricordare il recente passato né di ascoltarla. Dopo trent’anni di silenzio, una drammatica depressione la costringe a fare i conti con la sua storia e la sua identità ebraica a lungo rimossa. “Scegliere di raccontare è stato come accogliere nella mia vita la delusione che avevo cercato di dimenticare di quella bambina di otto anni espulsa dal suo mondo. E con lei il mio essere ebrea”.
Enrico Mentana raccoglie le memorie di una testimone d’eccezione in un libro crudo e commovente, ripercorrendo la sua infanzia, il rapporto con l’adorato papà Alberto, le persecuzioni razziali, il lager, la vita libera e la gioia ritrovata grazie all’amore del marito Alfredo e ai tre figli. Un racconto emozionante su uno dei periodi più tragici del secolo scorso che invita a non chiudere gli occhi davanti agli orrori di ieri e di oggi, perché “la chiave per comprendere le ragioni del male è l’indifferenza: quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore”
https://rizzoli.rizzolilibri.it/libri/la-memoria-rende-liberi-3/
Nazione: USA
Anno: 1993
Genere: Drammatico
Durata: 195’
Regia: Steven Spielberg
Sito ufficiale:
Cast: Liam Neeson, Ben Kingsley, Ralph Fiennes, Caroline Goodall, Jonathan Sagall, Embeth Davidtz, Malgoscha Gebel.
Produzione: Branko Lustig, Gerald R. Molen, Steven Spielberg.
Distribuzione: UIP
Data uscita: 11 Marzo 1194 (cinema), 24 Gennaio 2019 (cinema)
Riconoscimenti: Il film ha ottenuto 12 candidature e vinto 7 Premi Oscar, 6 candidature e vinto 2 Golden Globes.
Trama: L'affarista Oskar Schindler, dopo aver guadagnato un patrimonio con l'ultima guerra mondiale, decide di salvare la vita di 1100 ebrei portandoli a lavorare nelle sue fabbriche.
Recensione di: Pino Farinotti
Tratto dal libro di Thomas Keneally è la vera storia di Oscar Schindler, industriale tedesco, che nel 1938 capisce che è bene legarsi ai comandanti militari. Li frequenta nei locali notturni, offre bottiglie preziose. Quando gli ebrei sono relegati nel ghetto di Cracovia Schindler riesce a farsene assegnare alcune centinaia come operai in una fabbrica di pentole. All'inizio sembra sfruttarli, in realtà li salva. Di fronte alla persecuzione tremenda, il tedesco trasforma quella sua prima iniziativa in una vera missione, fino a comprare letteralmente le vite di quasi milleduecento ebrei (la famosa lista) che sicuramente morirebbero nel campo di Auschwitz. Film concepito e costruito per essere definitivo, come memoria, opera d'arte e documento. La qualità cinematografica è altissima, del resto nessuno ne avrebbe dubitato conoscendo le attitudini di Spielberg. L'impressione in chi vede il film è profonda, molto studiata è la mediazione fra il cuore e il pensiero. Il regista ha usato il bianco e nero ispirandosi ai documentari dell'epoca nelle sequenze corali e alle immagini espressioniste nelle scene private. Ci sono momenti straordinari, come l'attacco al ghetto di Cracovia e alcuni episodi del campo di concentramento. Quando "tocca" Auschwitz e deve sintetizzare in pochi momenti al regista basta mostrare il grande fumaiolo nella notte per far capire tutto. C'è anche una piccola licenza squisitamente cinematografica, quando vediamo una bambina che riesce a salvarsi dalla strage del ghetto e poi la troviamo morta su un carro nel campo: per farla riconoscere le è stato colorato il cappottino di rosso pallido. Trattandosi del più importante cineasta contemporaneo, capace di muovere il costume, è doveroso essere severi. Ma è davvero difficile essere critici. Si può parlare di troppa Hollywood presente nonostante il tentativo di nasconderlo (certo, Spielberg non è Rossellini) e si può parlare di troppa pianificazione, anche strumentale: con tanto movimento (presentazioni in Germania, a Varsavia, in Israele, con l'avallo di Wiesenthal, il grande nemico dei nazisti, e con l'intervento delle potenti comunità ebraiche del mondo) come si sarebbe potuta negare a Spielberg una bella messe di Oscar? Infatti ne ha raccolti sette, compresi i due maggiori, al film e alla regia. Ma ribadiamo: è un film che "rimarrà".
Fonte: www.mymovies.it
L'Orso e gli uomini che lavorano per lui alla falegnameria vedono passare treni tedeschi tutti i giorni. Sembrano carri bestiame, e loro non ci fanno nemmeno caso. Ma quando uno di quei treni rallenta, attraverso le fessure dei vagoni scorgono centinaia di occhi, occhi di persone. Poi cominciano a girare voci che parlano di campi di lavoro, dove vengono mandati anche donne e bambini e da cui la gente non torna più. E loro capiscono che non possono continuare a guardare passare i treni senza fare niente. Trovano il modo di sostituire uno dei vagoni tedeschi con uno vuoto, costruito da loro. Ma dopo l'enorme rischio corso, la delusione è cocente nello scoprire che proprio quel vagone ha un solo passeggero, l'unico che non voleva essere salvato. Andrea sta infatti cercando disperatamente di raggiungere la moglie e la figlia, deportate dal Ghetto di Roma. Viaggia con una valigia da cui non si separa mai e di cui rivelerà il contenuto solo arrivato nel campo...
Età di lettura: da 12 anni.
FABRIZIO ALTIERI è nato a Pisa nel 1965. Dopo il diploma al liceo
classico si è laureato in Ingegneria meccanica e attualmente insegna in un
istituto tecnico. Ha cominciato a scrivere da ragazzino e a pubblicare nel 2006
storie per ragazzi e bambini. La passione per la scrittura lo porta in giro per
le scuole di ogni ordine e grado a dialogare con gli studenti e gli insegnanti.
https://www.giuntialpunto.it/product/8856657090/luomo-del-treno-altieri-fabrizio
Giorno
per giorno, dal lunedì 15 giugno 1942 al 1 agosto del 1944, una bambina
olandese di tredici anni registra in un grosso quaderno la sua scoperta del
mondo: angosce, illusioni, sogni e speranze rivelate a una immaginaria amica di
nome Kitty. E' un'anima, questa della piccola Anna, che sboccia alla vita e
all'amore nel chiuso di un nascondiglio, in una ovattata prigione familiare,
braccata coi suoi dalle SS germaniche, murata viva nei pochi metri quadrati
dell'"alloggio segreto". Mentre fuori la guerra divampa in tutto il
suo furore, due famiglie, i Frank e i Van Daan, convivono qui unite da uno
spaventoso destino, leggendo e litigando, pregando e imprecando, ascoltando i
bollettini radio con l'orecchio sempre teso a ogni rumore esterno. In questo
clima nascono i singolari appunti di Anna. "Non ho affatto intenzione di
far leggere ad altri questo quaderno rilegato di cartone" ella scrisse
all'inizio del diario. Non poteva immaginare certo che quelle paginette fitte
di una minuta scrittura sarebbero non solo scampate al saccheggio della
"Feld-Polizei", ma sarebbero rimaste a noi come un documento vivo e
impressionante, una pura voce di poesia in mezzo all'orrore di un mondo
selvaggio.
ANNE FRANK nacque il 12 giugno 1929 a Francoforte. Questa data, e quella della sua morte avvenuta nel marzo del 1945, è tutto quel che sappiamo di lei. Tre giorni dopo l'ultima lettera alla sua immaginaria amica, Anna fu prelevata dalla polizia nazista assieme alla famiglia e condotta a morire nel campo di torture e di sterminio di Bergen Belsen.
http://www.scuolagaribaldi.eu/documenti/dipartimento_lettere/IL-DIARIO-DI-ANNA-FRANK.pdf
Settembre 1938. Nedo Fiano è un tredicenne sereno e felice che vive a Firenze con la sua famiglia. Improvvisamente le leggi razziali cambiano completamente la sua vita: Nedo è costretto a lasciare la scuola e gli amici, mentre il padre e la madre perdono il lavoro. Nel giro di pochi anni la famiglia Fiano è costretta a nascondersi per sfuggire alle retate dei fascisti. Purtroppo, però, una denuncia li fa arrestare. Inizia così la terribile odissea che li conduce ad Auschwitz. La madre viene uccisa all’arrivo e il padre, a breve, subisce la stessa sorte. Nedo si difende con l’ottimismo della giovinezza, le sue doti di cantante, la conoscenza della lingua tedesca imparata dal nonno e con il sostegno morale di un ristretto numero di amici che, come lui, hanno la sola colpa di essere ebrei.
Fonte: https://www.rizzolieducation.it/catalogo/il-coraggio-di-vivere-0021900/