Tali leggi, furono un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari) a discapito della cosiddetta “razza” ebraica, applicate inizialmente in Germania nel 1933 ad opera del partito nazista di Adolf Hitler e in seguito emanate in Italia nel 1938 dal regime fascista di Benito Mussolini.
Un documento importante in vista della promulgazione di queste leggi, fu il Manifesto degli scienziati razzisti, pubblicato il 5 agosto del 1938 con il titolo “il Fascismo e il problemi della razza”, su “La difesa della razza” diretta da quell’anno da Telesio Interlandi.
“La difesa della razza” era una rivista razzista ed antisemita, voluta e promossa dal fascismo, che proponeva rimedi di tipo eugenetico (sterilizzazione, soppressione, castità, divieto di matrimoni misti) e segregazionista (isolamento, discriminazione) per impedire la contaminazione o l’indebolimento della “razza italica”, e forniva una giustificazione pseudoscientifica proprio di queste leggi. La rivista contribuì inoltre a creare ed a consolidare un clima di diffidenza e di avversione nei confronti degli ebrei.
Due dei volti italiani più rappresentativi della Shoah, sono sicuramente Liliana Segre e Nedo Fiano che fin da subito iniziarono la loro infaticabile attività di divulgazione della loro esperienza di sopravvissuti, partecipando a trasmissione, incontri nelle scuole, convegni, documentari e libri con lo scopo di sensibilizzare l’animo umano sulle atrocità di cui sono stati vittime, convinti che l’indifferenza sia peggiore della violenza.
La Giornata della Memoria non serve però solo a commemorare quei milioni di persone uccise crudelmente e senza nessuna pietà ormai ottant’anni fa, ma anche a ricordare che ogni giorno esistono tante piccole discriminazioni verso chi ci sembra diverso e inferiore a noi. Questo giorno ci ricorda inoltre che verso queste discriminazioni non alziamo abbastanza la voce e che spesso, per comodità o opportunismo, ci nascondiamo in quella che gli storici chiamano la zona grigia. Si tratta di una zona della mente e del comportamento, a metà tra il bianco e il nero, tra l’innocenza e la colpevolezza. In questa zona ad avere la meglio, alla fine, è l’indifferenza per chi viene isolato e non accettato.
Chi però non è rimasto in silenzio davanti al genocidio degli ebrei sono i cosiddetti “Giusti tra le Nazioni”, cioè tutti i non ebrei che si sono opposti allo sterminio salvando la vita dei perseguitati.
Simbolo di tutto ciò è “il Giardino dei Giusti”, nato a Gerusalemme nel 1962 ad opera di Mosche Bejske, ebreo polacco, salvato dalla lista di Schindler. Fino agli anni ’90 la commemorazione dei Giusti era effettuata piantando alberi di carrubo, pianta perenne e simbolo di umiltà, invece oggi, data la mancanza di spazio per le piantumazioni è stato costruito il Muro D’onore su cui vengono incisi i nomi.
Lorenzo Perrore, Gino Bartali e Giorgio Perlasca sono tre dei tanti eroi su cui io e la mia classe abbiamo focalizzato la nostra attenzione ed analisi facendo propaganda al loro operato, attraverso dei gruppi di lavoro.
Per raccontare le loro magnifiche gesta abbiamo utilizzato una tecnica in vigore nel periodo fascista: il cinegiornale.
Per rendere più piacevole e coinvolgente il lavoro da svolgere, la divisione dei gruppi di lavoro è avvenuta secondo il nostro personale interesse verso uno dei Giusti e quella dei ruoli all’interno di essi invece in base alle attitudini di ogni componente.
La realizzazione di tale lavoro è avvenuta ovviamente date le circostanze a distanza, attraverso messaggi, chiamate e videochiamate che ci hanno comunque portato ad una buona collaborazione e ad un ottimo risultato andando persino oltre le nostre aspettative. Anche se inizialmente il lavoro sembrava complicato e irrealizzabili, alla fine, grazie a questo progetto siamo riusciti a fare qualcosa di diverso, con una tecnica diversa, mai utilizzata prima, su un argomento di un certo peso “culturale” rendendolo più intrigante e piacevole.
Per concludere posso affermare inoltre che la frase che fa da cornice a questo meraviglioso quadro a cui la mia classe ha avuto l’onore di far parte è secondo me: “SE COMPRENDERE è IMPOSSIBILE, CONOSCERE è NECESSARIO" (Primo Levi)
Ginevra Di Conza 3A
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