Esperienze didattiche e raccolta di video, documentari, disegni, articoli di giornale, realizzati a scuola
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venerdì 25 marzo 2022

Irene. IC A. Manzi


Ludovica. IC A, Manzi

 La cupa selva infinita


di Ludovica



“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura che la diritta via era smarrita…”

Mentre cammino mi guardo intorno e non vedo nessuna anima viva ne i miei familiari o amici,questo posto è oscuro nero ed infelice,mi sento circondata da una fitta oscurità.

Non vedo nulla allora mi riguardo intorno ed incomincio a correre per scappare da questa strada che sembra mi voglia ingerire.Ad un certo punto non ho più forze per correre,sono debole e affaticata,allora provo a sedermi da qualsiasi parte mi capiti; mi siedo e provo a ragionare in quale strano luogo mi ritrovo. Poi iniziano a scendere lacrime, prima una poi due, tre… fino a riempire un mare di lacrime amare.

Mi sento impaurita,sola senza speranza come se il mondo si fosse rivoltato contro di me,ho soprattutto paura che le persone care a me ,amici o parenti, mi abbiano abbandonata e non mi abbiano mai amata oppure il timore che io le abbia deluse profondamente, come un gattino che viene abbandonato sul bordo di una strada senza conoscere come sia fatto il  mondo.

Tutto questo secondo me è a causa del mio carattere, introverso che si chiude in se stessa faticando a socializzare con le persone, sembrando esteriormente una persona “strana”.Questo carattere  ha fatto allontanare molte persone decisamente troppe soprattutto amici che io credevo “veri”. Questo problema ormai mi perseguita da un bel pò come un pensiero che si ripete continuamente nella testa senza una fine.

Questa foresta la vedo ogni giorno e cerca sempre di divorarmi e portarmi nel suo profondo abisso fosco. Ma magicamente in qualche modo alzo lo sguardo e mi appare una figura di luce mi sembra sia un uomo, si sta avvicinando sempre di più e mentre si avvicina risplende questo luogo, allora in quel preciso istante riconosco chi è… è il mio caro nonno  che viene da me e mi sussurra all'orecchio che ce la posso fare ad uscire da questo orrendo posto e che quando starò male e avrò bisogno di qualcuno lui sarà sempre lì a incoraggiare e riportarmi sulla diritta via. Mi prende la mano e mi dà delle cuffiette collegate ad un filo senza fine con la mia musica preferita, a quel punto lo abbraccio e sparisce nel nulla. Allora io metto le cuffiette per non ascoltare il misterioso rumore del silenzio assordante.Le cuffiette mi aiutano a sentirmi a casa, continuo a camminare ascoltando il dolce suono della musica in quell’ istante vedo una porta enorme che risplende di luce magica. Ho paura ad entrare ma la curiosità e il coraggio sono più forti di me allora entro e l’amara vita mi accoglie tra le sue braccia riportandomi alla realtà.

“E quindi uscimmo a riveder le stelle”.


Valerio. IC A. Manzi

La Divina Pandemia


di Valerio


A un tratto della vita mia

arrivò lei: la pandemia

essa cambiò la mia vita:

la normalità di prima era sparita

In due anni le giornate da buttare

senza amici da vedere

senza le ore passate a giocare

Ormai non ricordo più delle passioni vere

l'aria fresca e lo sport non esistono più

perché il governo li doveva abolire

Ed ecco venir verso di noi tutte le anime

morte per un virus terrificante

virus che si è portato via una parte di me

Il telecomando è diventato fondamentale utensile

le serie tv le ho finite

e ormai sono campione mondiale di zapping

passa un anno

zona rossa, zona gialla, cosa succede

uscire potranno solo coloro che il greenpass hanno

Poi si torna allo stadio

la Roma mia posso vedere

si torna alla normalità?

no, Roma zona rossa

rinchiusi di nuovo senza dignità

tutta colpa di una stupida tosse

A scuola come schiavi:

un metro di distanza in una sola stanza

lontani dagli amici, lontani dal normale

Scopro la bellezza della musica

piano piano cresco

e rimango con quell'amico o quell'amica

Penso ancora quanto durerà

se un giorno saremo salvi

o se useremo la mascherina per l'eternità.

Claudio. IC A. Manzi

Nel fondo dell'Inferno


di Claudio

Dante e Virgilio dopo aver sentito le parole del conte Ugolino, loro sapevano che gli mancava solo  una zona del Cocito, ma sapevano anche che sarebbe stata la peggiore. Virgilio avvertì Dante di  armarsi di coraggio e proseguire per il lungo cammino verso LUCIFERO, i due poeti si addentrarono  in una specie di galleria dove alle pareti non si vedeva nulla ma si sentivano solo le urla di Giuda  Bruto e Cassio, andando avanti però la galleria era sempre più fredda fino congelarsi, Virgilio avvertì  di nuovo Dante che erano quasi arrivati, a quel punto il cuore di Dante incominciò a battere  fortissimo, il rumore delle urla era sempre più forte e il vento continuava ad essere freddo poi ad  un tratto partì un urlo simile ad un ruggito, quel suono era inquietante però il poeta si fece coraggio  e a passi molto lenti, uno dopo l’altro riuscì a vedere LUCIFERO che dall’angelo più bello divenne il  più brutto. Quando venne scaraventato sulla terra gli si crearono tre facce, che rappresentavano il  male in persona: una faccia era nera, l’altra gialla tendente sul bianco e l’ultima era rossa. Però la  cosa che mise davvero paura a Dante erano le sue ali,  che mentre masticava i traditori dei benefattori, si agitavano in modo da formare un lago ghiacciato  dove LUCIFERO era incastrato per metà corpo, e Dante si immaginava come fosse il corpo intero.  Ma per Virgilio la parte peggiore non era ancora arrivata, perché lui sapeva che per andare nel  purgatorio dovevano aggrapparsisu LUCIFERO e salire sopra una piccola fessura. Dante appena sentì  questa notizia si sentì morire dentro, e saper che da lì non ne sarebbe uscito vivo, allora Virgilio usò il linguaggio magnifico da poeta e lo convinse a passargli sopra. Per arrivare a LUCIFERO dovevano  passare per il lago ghiacciato che lui si era creato, i due poeti si incamminarono quando a un certo  punto LUCIFERO li vide e il ghiaccio si incomincio a rompere, in quella situazione i due poeti si misero  a correre più veloce che potevano salirono sopra al corpo di LUCIFERO che però si riuscì a liberarsi dal ghiaccio e prima che i due poeti potessero entrare nella piccola fessura, LUCIFERO li prese e li  mangiò in un solo boccone.

In realtà non andò veramente così, l’accaduto era solo l’immaginazione di Dante sentendo che si  doveva aggrappare a LUCIFERO, perché loro quando entrarono nella piccola fessura rividero gli astri  del cielo attraverso un foro nella crosta terrestre e per Dante quello era un segno di salvezza perché  lui tra poco non sapeva che avrebbe incontrato Beatrice che l’avrebbe accompagnato nel PARADISO.


Emma. IC A. Manzi

 PRIMA, DOPO… DURANTE


di Emma


Ho sempre pensato che mio figlio fosse diverso dai suoi coetanei, forse anche a causa del nome che gli ho dato alla nascita: Durante.

Gli ho dato questo nome perché volevo che si distinguesse dalla massa, un po’ come una madre desiderosa che suo figlio vada bene a scuola, o come i partecipanti di MasterChef vorrebbero essere i migliori della puntata.

Insomma, pensavo che mio figlio dovesse essere unico.

Più o meno è quello che ho ottenuto, anche se immaginavo un futuro diverso per lui: ha trentacinque anni e abita ancora con me e mio marito. Non riusciamo a farlo andare via e a convincerlo a trovarsi una bella donna con cui avere dei bellissimi figli; siamo costretti a pagare luce e gas per una persona in più e a dirla tutta, non è che la nostra pensione frutti molto.

E’ sempre stato un tipo chiuso dentro casa: mi ricordo che, a differenza di tutti i suoi compagni di classe, a undici anni non si degnava di uscire a prendere un gelato o a fare qualche attività all’aperto. Avessi avuto io la possibilità di divertirmi, mentre invece ero costretta a lavorare in sartoria con mia madre!

Nonostante ciò era molto bravo a scuola, specialmente nelle materie letterarie, tanto che appena rientrava a casa si metteva a gridare dei versi inventati da lui sul momento.

Si dice che i bambini geniali siano i più difficili da crescere, perché con una mente più attiva, però, da qualche settimana a questa parte ha qualcosa di strano: ha cominciato ad andare in giro con una tunica rossa, neanche fossimo alla recita di Natale dei suoi sette anni e dice di dover raggiungere Beatrice, una sua vecchia cotta delle medie che non si è mai dimenticato.

Sinceramente non saprei come reagire, ma tanto io e suo padre ci abbiamo già rinunciato da un pezzo.

Giorno e notte sta con una penna e un foglio in mano e pronuncia frasi che potrebbero sembrare lezioni di vita e sagge affermazioni sull’esistenza.

In poche parole può sembrare impazzito: talvolta gli chiediamo come sta e le uniche risposte che otteniamo sono sulla retta via smarrita e sulla ragione umana. Non so proprio cosa voglia dire, ma penso si riferisca al cartone animato di “Alice nel Paese delle Meraviglie”.

Fortunatamente, l’altroieri è tornato il Durante di sempre, chiuso in casa a fare cose irrequiete, che potrebbero benissimo essere svolte nel giardino del suo amico Paolo e della sua compagna Francesca e ad inventare frasi in rima.

E’ proprio quando pensavo che le cose fossero tornate come sempre ( non so se considerarla una cosa positiva), che nel suo cassetto trovo un mucchio di fogli con su scritto “Divina Commedia”.

Dopo averla letta ho subito pensato: “Questa Divina Commedia è tutto tranne che una commedia”, anche per il modo in cui molte scene venivano rappresentata cruentemente, ma tralasciando ciò, non potevo assolutamente immaginare che mio figlio, il Durante difficile da crescere, potesse comporre un capolavoro come questo.

Anche se non ho capito molto di quello che ho letto, ho capito che sarebbe potuto diventare l’uomo più ricordato della storia e anche l’uomo più amato da sua madre, fiera e orgogliosa della sua unicità.