PRIMA, DOPO… DURANTE
di Emma
Ho sempre pensato che mio figlio fosse diverso dai suoi coetanei, forse anche a causa del nome che gli ho dato alla nascita: Durante.
Gli ho dato questo nome perché volevo che si distinguesse dalla massa, un po’ come una madre desiderosa che suo figlio vada bene a scuola, o come i partecipanti di MasterChef vorrebbero essere i migliori della puntata.
Insomma, pensavo che mio figlio dovesse essere unico.
Più o meno è quello che ho ottenuto, anche se immaginavo un futuro diverso per lui: ha trentacinque anni e abita ancora con me e mio marito. Non riusciamo a farlo andare via e a convincerlo a trovarsi una bella donna con cui avere dei bellissimi figli; siamo costretti a pagare luce e gas per una persona in più e a dirla tutta, non è che la nostra pensione frutti molto.
E’ sempre stato un tipo chiuso dentro casa: mi ricordo che, a differenza di tutti i suoi compagni di classe, a undici anni non si degnava di uscire a prendere un gelato o a fare qualche attività all’aperto. Avessi avuto io la possibilità di divertirmi, mentre invece ero costretta a lavorare in sartoria con mia madre!
Nonostante ciò era molto bravo a scuola, specialmente nelle materie letterarie, tanto che appena rientrava a casa si metteva a gridare dei versi inventati da lui sul momento.
Si dice che i bambini geniali siano i più difficili da crescere, perché con una mente più attiva, però, da qualche settimana a questa parte ha qualcosa di strano: ha cominciato ad andare in giro con una tunica rossa, neanche fossimo alla recita di Natale dei suoi sette anni e dice di dover raggiungere Beatrice, una sua vecchia cotta delle medie che non si è mai dimenticato.
Sinceramente non saprei come reagire, ma tanto io e suo padre ci abbiamo già rinunciato da un pezzo.
Giorno e notte sta con una penna e un foglio in mano e pronuncia frasi che potrebbero sembrare lezioni di vita e sagge affermazioni sull’esistenza.
In poche parole può sembrare impazzito: talvolta gli chiediamo come sta e le uniche risposte che otteniamo sono sulla retta via smarrita e sulla ragione umana. Non so proprio cosa voglia dire, ma penso si riferisca al cartone animato di “Alice nel Paese delle Meraviglie”.
Fortunatamente, l’altroieri è tornato il Durante di sempre, chiuso in casa a fare cose irrequiete, che potrebbero benissimo essere svolte nel giardino del suo amico Paolo e della sua compagna Francesca e ad inventare frasi in rima.
E’ proprio quando pensavo che le cose fossero tornate come sempre ( non so se considerarla una cosa positiva), che nel suo cassetto trovo un mucchio di fogli con su scritto “Divina Commedia”.
Dopo averla letta ho subito pensato: “Questa Divina Commedia è tutto tranne che una commedia”, anche per il modo in cui molte scene venivano rappresentata cruentemente, ma tralasciando ciò, non potevo assolutamente immaginare che mio figlio, il Durante difficile da crescere, potesse comporre un capolavoro come questo.
Anche se non ho capito molto di quello che ho letto, ho capito che sarebbe potuto diventare l’uomo più ricordato della storia e anche l’uomo più amato da sua madre, fiera e orgogliosa della sua unicità.
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