Ulisse e Calipso
di Arianna
Eravamo arrivati nell’ottavo cerchio. Lì sembrava tutto molto tranquillo: c’era un’enorme prato e da lontano si vedevano delle strane lucine, che sembravano lucciole. Mi sedetti sul prato e Virgilio mi disse, rovinandomi l’atmosfera: ”Caro Dante quelle luci laggiù non sono quello che sembrano, sono i dannati di frode, racchiusi per sempre in una fiamma”, così ricordai che Virgilio poteva leggermi nella mente. Continuando il nostro viaggio, vidi due strane fiamme vicine e chiesi: ”Maestro, chi sono quelle due luci laggiù che soffrono insieme abbracciandosi?” e lui rispose: ”Sono Ulisse e Diomede, che devono scontare la pena poiché hanno convinto con l’inganno molti navigatori a seguirli per i loro spericolati viaggi o per scopi personali. Se vuoi scoprire cosa è accaduto ad Ulisse dopo il suo ritorno a Itaca, basta pregare per lui ”. Così feci e la sua fiamma si avvicinò e mi domandò:”Cosa vuoi tu mortale, che sei venuto nel Regno dei morti prima del tempo?”. Io risposi: ”Sono Dante Alighieri e vorrei sapere cos’è accaduto dopo il tuo ritorno ad Itaca e perché sei qui all’Inferno”. Ulisse mi guardò e cominciò a raccontare:
“Erano passati due mesi ad Itaca ,dopo il mio ritorno, mio figlio Telemaco era cresciuto e aveva trovato una compagna, Clio e si sarebbero sposati fra sette giorni, mia moglie e io eravamo molto felici per loro. Una mattinata guardando il mare , dalla scogliera ,sentii la mancanza di quelle avventure spericolate , ma tolsi quel pensiero dalla mia testa , ormai ero con la mia famiglia e non potevo riabbandonarla di nuovo,stavo per andare via , quando vidi una zattera attraccare al porto e la sopra c’ era Calipso, la ninfa che avevo incontrato nell’isola di Ogigia . Ero stupito , come aveva fatto ad arrivare lì? Così le chiesi: “Calipso come hai fatto ad arrivare qui ? “ lei rispose: “Mi sentivo troppo sola , mi mancavi, così ho pregato in nome degli dei e loro mi hanno aiutata”. Allora portai Calipso dentro il mio palazzo e le dissi: “Devi passare lentamente per arrivare nella mia stanza senza farti vedere, mentre io distraggo mia moglie, Penelope”.Però Calipso mentre cercava di nascondersi sbatte contro un anfora e codesta cadde a terra . Penelope per lo spavento urlò e vide spuntare da dietro la ninfa e si infuriò con me . “Ulisse cosa ci fa questa ninfa a casa nostra?” . “ Non è come pensi moglie mia, sai che non ti tradirei mai” così lei ribatte :” Allora portala via di qui prima che io ti lasci e pensare che ti sono stata fedele per dieci lunghi anni “ . Detto questo scoppiò a piangere , allora decisi che avrei riportato Calipso a casa. Dopo aver affrontato una tempesta scatenata da Poseidone , poiché era ancora arrabbiato con me, arrivammo a Ogigia dove dopo essere approdati , Calipso mi supplicò di non lasciarla sola e a me venne un idea: potevo dare in dono Calipso a il gigante Polifemo così Poseidone , suo padre , mi avrebbe lasciato in pace. Così quando fummo arrivati urlai al gigante: “ Polifemo , sono Ulisse , sono venuto a scusarmi per quello che ti ho fatto all’ occhio, ho un dono per te: una bellissima ninfa, Calipso, che ti potrà aiutare ora che non ci vedi più”. Lui fu d’accordo ma Calipso non era molto convinta finché non scoprì che dentro quel gigante si nascondeva un animo gentile, così accettò . Tornai ad Itaca , dove giurai a mia moglie di esserle sempre leale.
Io mi commossi a quel racconto e promisi ad Ulisse: “Quando sarò nel mondo dei vivi racconterò la tua storia. Te lo prometto”.
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