VIAGGIO NEL TEMPO
Qualche giorno fa mi arrivò una telefonata da un numero che era 1265-1321.
Io risposi perché il numero mi sembrava familiare, ma non sapevo dove l'avessi già visto. Quando risposi la voce disse: "Ciao, sono uno scienziato che ha fatto un’invenzione, sei tu Diana?"
Io dissi di sì e replicai: "Invece tu come ti chiami?"
Lui non rispose e continuò dicendo: "Ci incontriamo tra un po', ok?"
Io annuii, ma prima che potessi aggiungere qualcos'altro chiuse.
Poco dopo mi citofonò qualcuno sotto casa.
Mi affacciai e vidi un signore alto e misterioso.
Scesi le scale, mi avvicinai e chiesi "Sei tu lo scienziato?"
Lui annuì.
Io lo seguii. Per tutto il tragitto ci fu un totale silenzio.
Poi arrivammo in un palazzo diroccato. Entrammo e mi mostrò uno strano macchinario. Mi avvicinai e lo scienziato senza dire niente mi diede un taccuino con una penna. Mi fece segno di entrare nel macchinario, io capii e feci segno di sì, anche se ero impaurita. Inserì un numero che non riuscii a vedere. Improvvisamente mi ritrovai davanti a una corte. Riconobbi che era quella dei Della Scala di Verona.
Entrai con terrore, salii le scale per andare al piano di sopra. Era il mio instinto a dirmi che lì avrei trovato qualcuno. Entrai in una porta e non credetti ai miei occhi: c'era Dante, il Padre della Lingua italiana, seduto davanti a me! Mi guardò e mi disse: "Tu sei l' invitata speciale"
Io non capii ma da quel momento iniziai a rivolgergli delle domande come fossi una giornalista.
"Perché sei stato esiliato?"
Lui rispose dicendo "Sono stato accusato di baratteria, inoltre mi hanno condannato a pagare 5.000 fiorini di multa ma io rifiutai e cosí condannarono a morte anche i miei figli."
Poi gli chiesi: "Perché hai deciso il volgare come lingua della Divina commedia?"
Lui assunse un’espressione strana che non capii e rispose "Perché vorrei che questa opera potesse essere compresa e letta da tutti e non solo da quelli che sanno il latino."
"Qual é stata la parte più buia della tua vita?"
Lui rispose con aria triste come se ci ripensasse "Quando é morta la mia amata Bice"
Io incuriosita gli chiesi "Come mai se tu l'hai vista così poche volte eri innamorato di lei?" A questa domanda non ci fu risposta da parte sua.
E quindi, visto che nell'aria c'era vergogna, io proseguii con un’altra domanda: "Quanti figli hai?"
Lui rispose: "Ho quattro figli che si chiamano Jacopo, Pietro, Antonia e Giovanni".
Io annuii e andai avanti con l'intervista
"Quando sei nato?" Lui rispose: "Nel 1265"
"Tu eri dalla parte dei guelfi bianchi o neri?"
"Ero dalla parte dei guelfi bianchi"
"Ma se tu eri già sposato con Gemma perché amavi Bice?"
A questo domanda Dante fece un segno come a dire “non lo so”.
"Perché hai scritto un' opera dedicata a Bice e non a tua moglie?"
A quelle due domande non ci fu risposta.
E quando stavo per rivolgergli la decima domanda sentii un colpo alla testa e svenni.
Mi ritrovai dentro la macchina del tempo che stavo ritornando al presente. Quando tornai avevo la mente confusa, ma vidi il mio taccuino con le domande e mi ricordai.
Decisi di condividere quell’intervista con il mondo, quale migliore modo per festeggiare i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta?
Notai sul taccuino un autografo: era quello di Dante.
Pubblicai anche quello.
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