Un romanzo pieno di emozioni, ambientato nel periodo della seconda guerra mondiale, dove crudeltà e vigliaccheria la facevano da sovrane, ma non qui, non questa volta…
Nel libro infatti viene raccontata la storia di un gruppo di partigiani che elaborano un piano, pericoloso quanto insolito per il tempo, per salvare un gruppo di ebrei dalla deportazione, scambiando il loro vagone con un vagone vuoto.
A dispetto del coraggio e delle buone intenzioni però, il salvataggio non fu così fortunato. Nel vagone sostituito non c’erano tutte le persone che avevano immaginato e sperato di salvare, ma solo un uomo, un professore di matematica alla disperata ricerca di sua moglie e sua figlia.
Abbiamo letto questo libro in varie tappe, raccontandoci e confrontandoci in classe, la parte più interessante però è stata quella dell’incontro con l’autore. Il 18 febbraio, ovviamente visti i tempi in modalità on line, noi con altre due classi terze, ci siamo incontrati con l’autore. Ogni classe ha preparato un lavoro per accoglierlo:
La terza A, ha proposto una lettura drammatizzata di un brano estratto dal libro, la terza H ha realizzato un cartellone dal titolo “Anatomia testuale di Giuliana” la protagonista del romanzo ed infine la terza E ha elaborato un power-point di presentazione de “L’uomo del treno” con trama, luoghi, personaggi e informazioni sull’autore.
Abbiamo avuto modo di fare domande. Ne abbiamo fatte tante e a tutte abbiamo avuto risposte esaustive. Quella che mi ha colpito di più, perché a mio avviso ha sintetizzato lo spirito del libro, è stata:” Perché ha deciso di far morire due personaggi principali?”
“Perché purtroppo il periodo è stato quello che è stato ed ho voluto sottolineare che nessuno si poteva salvare, solo i più fortunati”
È stato bello il confronto con questo autore, sia perché avere l’opportunità di conoscere chi ha scritto un libro che ti è piaciuto è sempre una gran fortuna, sia perché Altieri ha un modo di parlare con gli studenti a mio avviso fantastico, limpido, sincero, alla mano.
Un libro scritto con il cuore, in grado di emozionare, perché così come ha detto lui: “Se si vuole emozionare il lettore, ciò che si scrive deve emozionare prima lo scrittore”.
Sicuramente una bella esperienza, ovviamente sarebbe stato meglio dal vivo ma… accontentiamoci aspettando tempi migliori.
Jacopo Quagliarella IIIA
LAVORO DELLA III E